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giovedì 23 maggio 2019 - 12:46:36

Capaci... E Noi




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Scorre via l’ennesimo anniversario della strage di Capaci. L’Italia perdeva uno dei suoi uomini migliori, quello che più di chiunque altro, grazie al suo acume, alla sua attenzione, aveva capito come funzionava la mafia, quanto fosse influente, quale grado di organizzazione avesse raggiunto. Il martirio di Giovanni Falcone ce l’ha restituito come un santo civile. E’ diventato insieme a Borsellino l’icona della lotta alla mafia, e a quella gran parte del nostro Paese che è malata.

Non è certo la categoria di persone per cui si possa spendere la frase fatta “è morto semplicemente perché faceva il suo lavoro” perché è del tutto evidente che siamo di fronte all’eroe, quando vi scorgiamo la consapevolezza dei rischi corsi, la solitudine se non addirittura avversione (sicuramente istituzionale), l’incredibile determinazione. Non era solo il coraggio ad essere straordinario in lui, ma anche le sue qualità come magistrato e le sue qualità umane: solo lui riuscì a creare con il pentito Tommaso Buscetta quel clima di stima e fiducia reciproca che gli hanno permesso di far piena luce sul mondo mafioso.

Immagino che Falcone fosse un uomo in grado di sostenere ritmi di lavoro assurdi, seguendo una traccia o un’intuizione. E ne aveva. Fu tra i primi a comprendere ad esempio quale fosse il livello di radicamento della mafia nel Nord-Italia e noi cesanesi dovremmo ricordarcelo perché la famosa inchiesta Duomo Connection partì proprio qua da noi, in quartier Tessera.

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