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mercoledì 19 novembre 2014 - 00:35:22

Pennino e Calamaio



pennino.jpgNegli interminabili mesi della lunghissima campagna elettorale ho continuato a dire che il tema del lavoro non sarebbe stato al centro dell'attività amministrativa. Non che non vi fosse la sensibilità verso LA questione, ma semplicemente non pensavo e non penso che un comune come il nostro abbia gli strumenti consoni per affrontarlo.

La prima regola è: non prendere in giro nessuno.
 
La seconda: non prendere in giro nessuno. A maggior ragione se è una persona in difficoltà.
 
Preciso che dietro il mio scetticismo c'è la consapevolezza che degli ambiti, pur indiretti, su cui lavorare per rilanciare l'occupazione, ci sono: il più rilevante è di certo il PGT per quanto concerne le regole commerciali. L'ho ben presente. Ma da lì a dire che con quelle leve, piuttosto che con le agenzie di orientamento o qualche borsa lavoro, si possa dare una risposta strutturata alla disoccupazione del territorio non mi pare credibile. Da qui la mia prudenza.
 
Veniamo a noi. Questione Ecare.
 
Fai il sindaco e capita che un'azienda sul territorio abbia problemi occupazionali, financo minacci di chiudere. Tanto scontata quanto ininfluente la solidarietà ai lavoratori. Ma a questa che puoi aggiungere?
 
Cominci a farti dei problemi. 
 
Il primo rischio che corri è quello di agitare molto trambusto senza poter far nulla e magari facendo finire sul banco degli imputati un'azienda che che è in crisi profonda, che magari non ha veramente più possibilità di stare aperta. Cosa vuoi andare a dirle?

Ecare perde la commessa Fastweb e minaccia il licenziamento dei lavoratori impegnati su quel ramo. Quasi 150 persone. Tragedia. Però del resto non han lavoro da dare. Anche la società deve riassettarsi. C'è da dire però che in altri settori i lavoratori sono più tutelati: cambia l'appaltatore che si trova a dover assumere le persone impegnate in quell'attività, evitandogli la perdita del posto. Nelle telecomunicazioni non è così. Siamo indietro rispetto all'Europa. Ci sta quindi che l'on. Francesco Laforgia presenti una proposta di legge in Parlamento che miri ad fare ciò, attraverso una modifica dell'articolo 2112 del codice civile.
 
Intanto però qualcosa non torna.
 
Si scopre che Ecare sta assumendo personale in altre sedi (so di Modugno in provincia di Bari) e soprattutto nell'arco di pochi giorni si precipita alla minaccia di chiusura della sede di Cesano.
 
A questo punto è sacrosanto che chi amministra un territorio voglia capire.
 
Il ragionamento non fila: perdi una commessa da 148 persone, non ne licenzi 489. Se "il costo del lavoro è troppo alto" è la risposta, essa non mi basta.
 
Sto facendo populismo? No, voglio capire, anche perché non riesco a mettere insieme i licenziamenti a Cesano e le assunzioni a Bari.
 
Pare che le delocalizzazioni siano la "solita minestra" di un settore caratterizzato da un pesante vuoto normativo. Sembra che lo facciano tutti...
 
Si va all'estero, oppure si rimane in Italia. Il fatto più increscioso che questa vicenda mi ha insegnato è che noi italiani siamo riusciti ad alimentare questo fenomeno entro i confini nazionali. Dal Nord al Sud ad esempio. Sono logiche che dividono il Bel Paese!
 
Ci sono leggi che prevedono sgravi contributivi e/o incentivi (sto sul vago, non sono un esperto della materia) per le aziende che assumono in determinati contesti, ad esempio nel Meridione. Ci sta (anche se forse oggi un po' meno...). 

Il principio è giusto, peccato che non si vada a vedere cosa la stessa società sta facendo in altre parti d'Italia. A nessuno importa che presso altri siti questa licenzi o sfrutti la cassa integrazione: l'importante è il saldo in loco.
 
Questo meccanismo è un'enorme truffa ai danni della collettività. 
 
Primariamente, licenziando si crea un problema alla persona e alla sua famiglia. Viene meno uno stipendio, si impoverisce la gente. Magari interviene lo Stato con gli ammortizzatori sociali, su altro ci mette qualcosa di suo il comune di residenza: sostegno dei servizi sociali o semplicemente le perdite dovute ad inferiori dichiarazioni dei redditi... Parallelamente lo Stato ci rimette gli incentivi per le assunzioni delocalizzate senza, a saldo, creare neanche un nuovo posto di lavoro. Anzi, magari le condizioni contrattuali dei nuovi impiegati sono peggiori di quelle di cui godevano licenziati.
 
Il costo per la collettività è triplo a questo punto. Un peso insostenibile che potrebbe essere visto come un pegno pagato per migliorare la competitività delle imprese sul territorio nazionale (interessa? boh...), oppure, più crudelmente, per aumentare i profitti dei famosi azionisti
 
Sarà una visione tirata, estremista e manichea la mia, ma ho perfino il dubbio che così facendo lo Stato finanzierebbe l'aumento delle disuguaglianze sociali, se fosse vero che buona parte di questo denaro finisse in profitti.
 
Ah, la povertà... La cogli. Un po' te la raccontano: con 800 euro, una prospettiva di licenziamento, magari figli a carico e un affitto da pagare, cosa fai? Un po' la vedi... e forse è più impressionante! Bastano i dettagli. Le scarpe di marche sconosciute, la vecchia felpa un po' infeltrita, i jeans un po' lassi, la vistosa ricrescita dei capelli bianchi.
 
Forse allora è valsa la pena organizzare un consiglio comunale aperto, direttamente nell'azienda. E' la seconda volta che succede a Cesano di celebrare tale assemblea fuori dalla sede istituzionale. Il precedente è storia: 1978, sequestro Rancilio. Ci pensi... E' il caso di forzare così la mano? Chi sei tu per farlo? Ne vale la pena o è un'esagerazione?
 
cca_ecare.jpg
 
Si è trattato senz'altro di una passerella. Ma in questa occasione oltre a tenere accesi i riflettori sulla situazione, abbiamo riunito tutti gli attori principali di questa vicenda, aziendali, politici e sindacali. C'erano i lavoratori. C'erano i dirigenti della Regione Lombardia che si occupano di attività produttive. Probabilmente anche chi fino ad ora è stato meno partecipe e propositivo (penso ad alcuni gruppi politici importanti) si farà sentire con nuove iniziative.
 
E qui nasce un primo impegno da parte dell'amministrazione locale che abbiamo intenzione di sostenere: tenere viva la fiammella e farci coordinatori di questa rete che si è attivata sulla vicenda Ecare.
 
Ho colto dai vari interventi un appello. Forte e diffuso.

Un appello alla chiarezza richiesta all'azienda. Giù la maschera!
 
Vogliamo contribuire a creare le premesse affinché Ecare rimanga, o meglio ancora affinché Ecare trovi conveniente rimanere.
 
La Regione Lombardia - c'ero a quel tavolo e ne sono testimone - ha aperto alla possibilità di sostenere con mezzi propri progetti innovativi che provenissero dal gruppo. 
 
Vogliamo capire cosa ne pensa l'azienda. 
 
Esigiamo delle risposte anche su questo. Uso un'espressione forte perché sono convinto che non siamo in un contesto di mercato teorico regolato solo dalla "mano invisibile" di Smith. Qui ci sono le "mani visibili" della collettività, che in questa partita, come sostenevo sopra, ci sta mettendo qualcosa di suo. Il fatto stesso che nelle fasi alterne lo Stato intervenga con gli ammortizzatori sociali significa che il quadro è già turbato dall'esterno dalla presenza delle istituzioni, che si impegnano con delle risorse. E allora l'azienda in questo caso non può far finta di niente ma è chiamata ad onorare il rapporto e gli obblighi con la collettività.
 
Non possiamo essere messi alla porta. Siamo anche noi parte del processo.
 
E allora non ci basta sentirci parlare di quanto avviene in Ecare a Cesano Boscone. Noi vogliamo sapere cosa sta succedendo in contemporanea nelle  altre sedi e che prospettive ci sono pure là. Un ragionamento più largo e complessivo è l'unico modo per inquadrare realmente la realtà aziendale.
 
Abbiamo altre armi che non abbiamo ancora impiegato e che possono sortire effetti devastanti: pennino e calamaio.
 
Possiamo scrivere. Sappiamo indicare i destinatari e cosa sottoporre alla loro attenzione.  
 
Ci sono politici della mia stessa parte politica a cui vorrei chiedere se gli pare onesto che vengano creati posti di lavoro nella loro regione impiegando risorse pubbliche a discapito del futuro di altri lavoratori.
 
Ci sono azionisti che sono attivi in specifici contesti, alcuni anche politici, a cui chiederemmo conto dell'ingarbugliata gestone del caso Ecare e degli aspetti più difficilmente comprensibili e, visti dall'esterno, apparentemente contraddittori.
 
Pennino e calamaio. Può essere poco o tanto. Dipende dai punti di vista e dal colore dell'inchiostro.



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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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