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giovedì 05 marzo 2015 - 20:03:01

Sugli sviluppi del project financing della piscina



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Stamane ho deciso di portare alla conoscenza dell’opinione pubblica cesanese i rilevanti sviluppi del caso piscina attraverso una conferenza stampa. 

In particolare mi sono soffermato su due elementi.

Il procedimento civile. Come immagino sappiate, in data 24 settembre 2014 ci è stato notificato dal Tribunale di Mantova un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo dell’entità di 3.714.905,32 euro per via della fidejussione sottoscritta dal Comune a favore di Monte dei Paschi di Siena nel 2008. 

Di fronte a questa notizia abbiamo deciso di opporci al decreto ingiuntivo. Un atto dovuto al fine di cercare di tutelare l’ente a seguito della complessa situazione che questa nuova amministrazione ha ereditato.

A seguito dell’udienza del 24 febbraio scorso, è stata confermata la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo ed è stato disposto l’esperimento del procedimento di mediazione con l’istituto di credito. 

Si tratta di un’ordinanza, non è la sentenza. Anzi, il procedimento andrà avanti. Di certo rappresenta un punto critico.

Le motivazioni di tale risoluzione da parte del giudice sono da ricercare nell’evidenza che l’erogazione del credito al concessionario Cesano Sport Management avveniva previa  “conferma da parte del Comune di Cesano Boscone dei costi dichiarati dalla Direzione Lavori” e che “pare sussistere in capo alla Banca Monte Dei Paschi Di Siena S.p.a. il diritto alla restituzione della somma mutuata, obbligo a garanzia del quale è stata prestata, da parte dell’odierno opponente, la garanzia a prima richiesta”. Si tratta di una valutazione prima facie:si riconosce che la banca è titolata a richiedere di rientrare in possesso delle cifre versate, ma di fatto non si è ancora entrati nel merito di tutta una serie di rilevanti questioni che, nelle nostre convinzioni, dimostrerebbero le responsabilità dell’istituto di credito nell’iter del project financing.

Non è questa l’unica notizia.

Da quando ci è stato notificato il decreto ingiuntivo, ci siamo messi a studiare gli atti che nel corso degli anni hanno caratterizzato la vicenda della mancata realizzazione dell’impianto natatorio. Non conoscevo buona parte di quei documenti dato che le scelte determinanti nello sfortunato esito dell’opera sono state compiute prima della mia elezione a consigliere nel maggio 2009. 

In particolare, alcuni dettagli relativi alle lavorazioni effettuate in cantiere ci hanno meravigliato

Nel 2012 il TAR ha condannato la società concessionaria Cesano Sport Management al pagamento dei “danni subiti a causa del mancato apprestamento di un’adeguata custodia del cantiere” per euro 1.136.772,84 (oltre a euro 71.679,30 per penali). Purtroppo la CSM è fallita e il comune ha subito la beffa di vincere una causa senza incassare i denari che gli ha riconosciuto addirittura il Consiglio di Stato.

Tra le righe della consulenza tecnica d’ufficio relativa al contenzioso tra il Comune e Cesano Sport Management al TAR emerge che “le opere (finanziate ndr) indicate nella prima e nella seconda convenzione non sono state completamente realizzate. Alcune opere sono state eseguite solo parzialmente. Alcune opere non sono state eseguite”. Per verificare ulteriormente tali affermazioni ci avvaliamo di un tecnico che sta redigendo un’approfondita analisi degli stati di avanzamento lavori (SAL) e rispetto al quale possiamo però già dire che  nella determinazione aritmetica dell’importo di cui sopra, non pesano solo danneggiamenti alle strutture ma anche opere per certo mai realizzate (ma finanziate) oltre ad opere conteggiate (e finanziate) due volte.

Infine da una semplice ricerca in rete relativa alle aziende coinvolte si evidenzia che queste hanno collaborato in altri rilevanti project financing volti alla costruzione di impianti natatori, poi falliti in maniera eclatante. Dalla lettura di alcuni articoli di giornale, addirittura, si descrive il caso della piscina di Cologno al Serio per la quale dette stesse aziende sarebbero addirittura oggetto di indagini per “truffa aggravata ai danni dell’ente comunale” poiché si ragiona sull’ipotesi di fallimenti pianificati orientati ad “incassare e far sparire i finanziamenti per i nuovi impianti natatori”.

Considerando tutti questi elementi, io sindaco e il segretario generale, in qualità di pubblici ufficiali, abbiamo presentato congiuntamente, tre settimane or sono dopo approfondimenti durati 3 mesi, un Esposto alla Procura della Repubblica di Milano in cui abbiamo sottoposto all’attenzione degli inquirenti tali dubbi.

Possiamo oggi rendere pubblica questa notizia poiché ha avuto luogo la prima udienza e al contempo intendiamo dare il là al lavoro di condivisione delle informazioni da parte delle commissioni consiliari.

Considerazioni. Diventa sempre più complesso il quadro relativo alla mancata costruzione della piscina comunale, la pesante eredità che questa giovane amministrazione ha l’onere di gestire. 

Ci troviamo a dover affrontare un complicato percorso, sia processuale sia con la banca in cui dobbiamo far valere le nostre ragioni e al contempo scongiurare la possibilità di dissesto del bilancio comunale. La banca non si può chiamare fuori da questa storia.

Sebbene a fronte della sottoscrizione della fidejussione sembrerebbe (lo stesso giudice usa il condizionale) che l’istituto di credito abbia titolo per rivalersi sul comune, siamo convinti che nello sviluppo della vicenda anche la banca abbia pesanti responsabilità, soprattutto relativamente all’asseverazione del piano economico finanziario e alla concessione del credito.

In consiglio comunale abbiamo promesso all’assise e alla cittadinanza che saremmo andati a fondo sulla questione.

Con l’esposto alla Procura della Repubblica si palesa la nostra chiara volontà di fare piena luce sui fatti che ci hanno condotto alla formazione di questo quadro. 

A muoverci, dal punto di vista personale è anzitutto la coscienza: essendo venuti a galla - da una pur superficiale analisi delle carte - pesanti dubbi circa quanto realizzato in cantiere e trovandosi la nostra comunità a dover sostenere rilevanti spese per un’opera mestamente naufragata, abbiamo il dovere morale di segnalare tali sospetti alle autorità inquirenti.

Inoltre mi preme specificare che non siamo mossi da spirito persecutorio ma vogliamo che vengano appurate le responsabilità con chiarezza, qualora ve ne siano, e che vengano portati alla luce tutti quegli elementi che possono adiuvarci nella ricerca della soluzione. 

Noi non siamo nelle condizioni di attribuire responsabilità personali. Abbiamo presentato alle autorità inquirenti dei fatti circostanziati: chiunque può presentare un esposto e lo si può utilizzare anche come strumento di propaganda. Nel nostro caso no: noi porgiamo ai magistrati una serie di precisi elementi, quesiti e inquetanti collegamenti con casi analoghi al nostro che riteniamo possano costituire la base per un massiccio lavoro di indagine.

Dobbiamo sforzarci nei prossimi mesi per sciogliere questa complicata matassa.

Pur essendo colti di sorpresa dal decreto ingiuntivo a settembre sapevamo che prima o poi ci saremmo dovuti fare carico dell’annoso lascito. 

L’amministrazione è chiamata a vivere questa fase mostrando carattere fermo e un atteggiamento responsabile.

Mai come oggi questa giovane maggioranza deve superare una prova di maturità.



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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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