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lunedì 01 agosto 2016 - 19:41:54

Libera Masseria



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Sono stato in Masseria per la prima volta qualche mese fa. Credo fosse febbraio. Mi aveva invitato Don Massimo Mapelli che, in una collaborazione con Libera, era impegnato per il ripristino di questa grande struttura.

La Masseria era un grande ristorante di proprietà del clan ‘ndranghetaro Valle che era anche dimora di alcuni esponenti di tale famiglia. non era solo un ristorante tant'è che vi trovava anche spazio una “sala della torture”, impiegata per la gestione delle estorsioni.

Dopo la confisca e in attesa di assegnazione il bene ha subito circa 500.000 euro di danni, il che, unitamente all’incuria, ha fatto sì che non ne fosse semplice il recupero.

Proprio in quell’occasione ho capito quanto è complessa la gestione dei beni confiscati alle mafie. Cominciano a essere tanti, le procedure sono faragginose, il supporto dello Stato non è così percepito ed è difficile pensare a come reimpiegarli a fini sociali e civili.

In altri parole, per quanto siano straordinari l’impegno e l’entusiasmo dei volontari che ci si dedicano, è difficile pensare a una progettualità di lungo corso senza un adeguato sostegno istituzionale. Intorno a queste strutture serve una rete costituita dallo Stato e dalle forze dell’ordine. E’ impensabile che quasi tutto sia sulle spalle del comune in cui si trova (in questo caso la pur volenterosa amministrazione di Cisliano).

Per questo abbiamo ritenuto che anche Cesano esprimesse la propria vicinanza a questa realtà. I confini geografici non contano nulla per la ‘ndrangheta nel territorio. Pertanto non devono contare nulla neanche alla lotta alle mafie. Alla fine, se ci si pensa, quel luogo abbandonato, tutto sommato anonimo, è a circa 3-4 km da noi e chissà quante volte ci siamo passati davanti senza sapere quale fosse la sua storia. Ci serve anche per aprire gli occhi.

Presa in mano dal Comune di Cisliano, Libera e Caritas oggi la Masseria ospita dei Campi Estivi per ragazzi chiamati “Scegli da Che Parte Stare”, che pure l’amministrazione di Cesano ha sostenuto con un piccolo contributo e ci piacerebbe che fossero frequentati anche da adolescenti del nostro comune.

Nel corso della serata di sabato in Villa Marazzi questi ragazzi ci hanno mostrato il gran bel lavoro che hanno fatto e stanno facendo, oltre a raccontarci il significato profondo che questa esperienza ha per loro. 

Avevo appunto visto la Masseria in inverno: sporcizia ovunque, locali mezzi diroccati e in parte impraticabili; il verde si era impossessato quasi di tutta l’area esterna; le parti in legno ammalorate contribuivano pesantemente all’idea di abbandono e degrado. Grazie al sudore di questi splendidi ragazzi invece oggi questo luogo è un posto di luce e sono addirittura stati sistemati 3 appartamenti da destinare a famiglie senza casa per effetto di uno sfratto esecutivo.

libera_masseria_3.jpgUno di loro, Giorgio - di soli 14 anni - intervenendo ha sottolineato di essere orgoglioso che anche grazie al suo lavoro rispetto all’anno scorso “la Masseria è cambiata molto”. Mi ha colpito anche la sottolineatura di Bianca: “Qui ci sono tante cose da fare e si fatica parecchio. Però è bello perché non compi mai un lavoro senza sapere perché lo fai e senza capirne l’utilità”. Diciamo che il ragionamento è interessante anche generalizzandolo…

Squarci de “La Meglio Gioventù”.

Mi interrogo spesso sul senso di queste iniziative e sull’impegno che ciascuno di noi deve mettere in campo nel contrasto alle infiltrazioni mafiose. Di certo negli ultimi anni il lavoro di Libera e di altre associazioni per la legalità è stato prezioso e ha fatto crescere soprattutto nei giovani maggiore consapevolezza. 

Il tema è delicato ma cerco di spiegarlo così. Uno dei limiti di queste esperienze spesso è che sembrano sconnesse dai bisogni delle persone, quasi battaglie di principio. Le mafie proliferano non solo perché ingenerano paura e terrore ma perché a loro modo - canceroso - sanno che devono accontentare, sfamare, dei territori, delle persone, un’economia tanto sommersa quanto fiorente. Hanno soldi e sono ricche: come cantava De André nella straordinaria Don Raffaé “voi che date conforto e lavoro…”. E allora - senza ovviamente entrare nell’ottica di sostituirsi alle organizzazioni criminali - bisognerebbe a mio avviso fare lo sforzo di pensare a un ritorno sociale per queste iniziative.

Mi piace che anche grazie a Don Ciotti la parola “legalità” che è fredda e pure un po’ relativa (chi rispettava le regole nella Germania nazista era nel giusto?) sia stata ammainata a favore dell’inequivocabile concetto della “Giustizia Sociale”.

Nella Masseria ho visto un bel tentativo di fare questo sforzo. Oggi il tema delle persone che stanno perdendo la casa è una tragedia silente. Qui lo si tocca con mano tutti i giorni, lontano dai riflettori, ma con numeri preoccupanti. I soldi vanno e vengono… ma quando manca la casa manca ogni riferimento. E allora pensare che in quelli che furono gli appartamenti sfarzosi del clan Valle possano trovare ristoro alcune famiglie che hanno subito uno sfratto ha una grandissima utilità sociale. E manda un messaggio chiaro. Forse un po’ alla don Milani: non ci battiamo contro le mafie per dimostrare la nostra purezza - le famose mani in tasca - ma perché vogliamo un mondo più giusto e che sia vicino a chi affronta le difficoltà peggiori. In altri termini, “sporcarsi le mani”, anche con pittura, terriccio, erbacce, polvere. Come stanno facendo questi ragazzi.

 
 



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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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