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martedì 20 dicembre 2016 - 19:49:50

Anche in Gobetti i bambini ci parlano di Integrazione



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Suonerà strano ma non vuole assolutamente essere polemico questo mio breve scritto. Nè di rottura. Abbiamo tutti negli occhi le immagini di un TIR che si getta sulla folla di un mercatino di Natale. Un attacco all’Europa, al Natale, alla Felicità. Probabilmente per mano del terrorismo islamico. Fino a qualche ora fa si pensava che il vile attentatore fosse addirittura un rifugiato, accolto in qualche modo - ma pur sempre accolto - dalla grande Germania. Nelle ultime ore abbiamo saputo che il fermato era in realtà innocente. 

Pur non sapendolo ancora - ed è questo il fatto politico più rilevante - la cancelliera tedesca Angela Merkel impartiva a tutti quelli che si cimentano con la cosa pubblica un’altissima lezione: “E’ un giorno duro. Ma continueremo a sostenere chi chiede di integrarsi nel nostro Paese”. In Germania si voterà nei prossimi mesi. Ed è evidente che un’affermazione di questa natura indebolisca - visti i venti che spirano - una figura pur così prestigiosa. 

L’immigrazione è un tema molto complesso. Necessario regolare i flussi. Necessario contrastare in ogni modo le derive della religione musulmana e dell’islamismo. Necessario che chi arriva in Europa diventi europeo, prima nella lingua e nel rispetto delle nostre leggi che sui documenti.

Non possiamo essere buonisti, altrimenti rischiamo di scomparire. Un maestro del pensiero come Karl Popper sosteneva che non si risulta tolleranti qualora si tolleri l’intolleranza. Il rispetto delle culture altrui, ad esempio, non può portarci ad accettare la visione di una donna subordinata all’uomo, come invece avviene in buona parte degli stati islamici. Su questo dobbiamo essere sinceri.

Altrettanto, però, dobbiamo entrare nell’ottica che siamo anche di fronte a un fenomeno di portata biblica. E che nessuno dei nostri politici, indipendentemente da quanto alza la voce, sarà mai in grado di fermare i viaggi della speranza di tanti disperati. Sono esseri umani esattamente come noi. Solo decisamente più sfortunati e in massima parte alla ricerca di un futuro (migliore).

Con l’immigrazione dovremo convivere nei prossimi anni. E allora dobbiamo pensarci. Nella nostra cassetta degli attrezzi non abbiamo certo bisogno né della paura del diverso né del razzismo. Non basta dire che sono chiavi di lettura che sono sbagliate. Non ci servono perché ci portano solo all’odio e non ci aiutano in nessun modo. Invece bisogna cominciare a ragionare su come gestire al meglio l’accoglienza e come preparare una piena integrazione per chi accogliamo. A come cioè possa vivere, lui e più probabilmente i suoi figli, insieme a noi.

In questo le scuole svolgono un’opera essenziale e straordinaria. E ce l’ha dimostrato anche la recita della scuola primaria Gobetti. I bambini di origine straniera sono distinguibili dagli italiani in alcuni sparuti casi solo per il colore della pelle. Ma la lingua italiana è la loro. E i comportamenti, le risate, i giochi sono gli stessi per tutti. Sono sereni e si divertono stando insieme. E si vede. Nonostante, magari, qualche difficoltà in famiglia. Lavoro e casa da queste parti sono spesso un problema quotidiano. Ma evidentemente l’ambiente, l’istituzione-scuola contribuisce al loro star bene. Come ho già sottolineato - e non per captatio benevolentiae - la squadra delle insegnanti è piuttosto stabile da qualche anno e molto coesa. Collaborano, fanno le cose insieme. Si abbattono, anche nel corso di una recita come questa, le barriere tra le stesse classi e lo spettacolo segue un unico, affascinante filo conduttore.

Milano. Arriva il Natale. Tutti gli oggetti e le persone che hanno origini lontane dall’Italia decidono di andarsene sull'onda dello slogan "Milano ai Milanesi". Scompare anche la Madonnina, che scende dalla sua guglia sul Duomo e medita di partire insieme a San Giuseppe. La città si svuota e diventa di una noia mortale. Pure le spezie - zenzero incluso - decidono di abbandonare la metropoli. Per fortuna il Natale porta tutti ad essere uniti ed accoglienti e Milano torna aperta e cosmopolita come la conosciamo.

In effetti, come ci ricordano i bambini, straniere sono anche le merci (e i soldi, aggiungerei). Ma i divieti valgono solo per le persone… un mondo più piccolo dove capitali e merci possono girare liberamente mentre gli esseri umani sono respinti.

Ringraziati bimbi e insegnanti per il bello spettacolo, sono dovuto rientrare di corsa in comune per la segnalazione dell’intonaco caduto da un pilastro esterno della scuola di via Kennedy. Nulla di grave per fortuna. Solo l’angoscia e la preoccupazione che a volte accompagnano questo ruolo. Uscendo, ho incrociato un signore che si era rivolto al comune qualche mese fa e che avevo incontrato. Mi ha detto di aver trovato lavoro dopo un lungo percorso. Questa notizia mi ha un po’ migliorato la serata...




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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