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martedì 14 novembre 2017 - 17:13:45

Visita al Termovalorizzatore "Silla 2"



silla4.jpgTrovarsi davanti 9.000 tonnellate di rifiuti tutti insieme. Corrispondono alla frazione secca raccolta a Milano nel corso di una settimana (a Cesano in un anno accumuliamo 3.360 t). È la scena impressionante cui mi sono trovato davanti insieme al resto della delegazione nel corso della visita al termovalorizzatore "Silla 2" di Figino.

Ho sempre avuto un'accesa curiosità rispetto a questo mostruoso gigante e, soprattutto da quando sono sindaco a Cesano, ho voluto sapere quali effetti sulla salute può avere, in funzione delle sue emissioni.

Nel pomeriggio di sabato, grazie all'invito di un Comitato di Figino guidato dal signor Siro Palestra, dell'ing. Salvatore Crapanzano e dell'assessore Marco Granelli di Milano, ho potuto saperne un po' di più.

Vi preannuncio che ho rivisto non poco le mie credenze sui termovalorizzatori: li avevo sempre considerati come la peste bubbonica perchè temevo gli effetti delle emissioni sulla salute. Questi giganti non sono a impatto zero e non possono esserlo. Bruciando rifiuti, inoltre, emettono CO2 e risultano clima alteranti. Ma nei termini dell’inquinamento dell’aria,  grazie alle tecnologie attuali, sono tollerabili e il calore che generano viene spesso impiegato per il teleriscaldamento.

Grazie alle tecnologie attuali. Va ripetuto. Nel corso dell’illustrazione, infatti, ci è stata mostrata una tabella sulle performance di un inceneritore in provincia di Forlì nel corso degli ultimi 20 anni. E’ ragguardevole osservare che i livelli di emissione di alcuni composti pericolosi, quali le diossine, sia calato addirittura di 10.000 volte dal 1994 al 2008.
silla6.jpgMi pare di aver capito che il principale problema relativo a questi impianti sia proprio la vetustà di alcuni di essi. Più l’inceneritore è vecchio, più inquina, a meno che non abbia subito migliorie significative nel corso del tempo.

In questo contesto, Silla 2 è una chicca tecnologica.

silla3.jpgSi tratta forse di uno dei più avanzati termovalorizzatori a livello europeo, non solo italiano. Rispetto alle emissioni, la normativa regionale è molto più stringente di quella nazionale e ciò nonostante Silla 2 emette a valori mediamente di 1/100 delle soglie individuate da tale normativa. Inoltre ben l’84% del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti viene impiegato per riscaldare un’ampia fetta di abitazioni collegate alla rete di teleriscaldamento, che in parte rincuora rispetto al contributo al global warming.

I fumi che provengono dal forno del termovalorizzatore (1300°C) vengono processati attraverso almeno 3 diversi filtri principali dove vengono abbattuti rispettivamente acido cloridrico (mediante formazione di sale con bicarbonato di sodio), le polveri (attraverso un elettrofiltro e un filtro a macchia) e gli ossidi di azoto che sono l’inquinante principale presente (in un reattore catalitico mediante reazione con ammoniaca a dare azoto molecolare). Tutta la linea del trattamento-fumi è in depressione e nulla esce verso l’esterno. 

E’ inoltre di interesse sapere che le emissioni del termovalorizzatore vengono monitorate in continuo da due diversi analizzatori fissi e che, indipendentemente da ciò, sono oggetto delle verifiche di Arpa e di laboratori certificati indipendenti. Oltre a contenere poco monossido di carbonio, i fumi sono praticamente privi di diossina grazie all’abbattimento del cloro e della scarsa presenza di plastica nei rifiuti.
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Va ricordato che più la raccolta differenziata funziona e meno rifiuti si producono, meno c’è bisogno dei termovalorizzatori. In Silla 2, ad esempio, c’è un’intera sezione della linea che è ferma da qualche anno. E’ quella relativa ai vagli, meccanismi che servivano per separare il rifiuto da bruciare dall’umido. Da quando Milano ha introdotto la raccolta di tale frazione, questa parte del termovalorizzatore non serve più. Credo sia un buon esempio.
E meno i termovalorizzatori funzionano, meglio è. Questo soprattutto perché sono pochi gli impianti in Italia con le caratteristiche di quello milanese. Dei 45 inceneritori italiani, ben il 70% sono nel Nord - e 12 nella sola Lombardia - e molti sono di piccole dimensioni ed eccedono i livelli di emissione definiti dalle normative. Non è giusto però demonizzare i termovalorizzatori: vanno invece pensati come elementi essenziali nella gestione dei rifiuti e nella produzione di calore ed energia elettrica. 

Va sfatata anche qualche credenza. Negli ultimi tempi si racconta da più parti che a Copenaghen sarebbe stato spento un grosso impianto. La notizia in sé è vera, peccato che non si dica che i danesi ne stanno costruendo uno più grande (e soprattutto con tecnologie più moderne), su cui si potrà addirittura fare trekking e sciare. E, va sottolineato, eliminando praticamente le discariche, la più grande criticità della gestione dei rifiuti che, grazie al frequente coinvolgimento della malavita, in varie zone d’Italia rappresentano spesso una vera e propria bomba ambientale.




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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