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mercoledì 07 febbraio 2018 - 19:46:10

Ci sarà un futuro per l'ASST in via Marzabotto?



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Da qualche tempo si rincorrono voci circa una possibile chiusura dell’ASST di via Marzabotto. In effetti, a ripensarci, nel corso dei mesi ho incontrato diverse persone che mi hanno riferito di essersi dovuti spostare a Corsico in via dei Lavoratori per alcuni servizi che prima erano erogati nell’attuale sede. Ai primi che mi han chiesto: “Ma è vero che viene chiusa l’ASL?”, ho risposto un po’ meravigliato pensando che si trattasse di una fake news. Ingenuo io, ma essendo uno dei sindaci della zona ed essendo Cesano comune capofila del Piano di Zona ho dato per scontato che ci sarebbe stato un preventivo confronto con le amministrazioni del territorio. Evidentemente mi sbagliavo.

Mi sbagliavo perché in effetti a seguito della riforma sanitaria della giunta Maroni nel corso dell’ultimo anno e mezzo qualcosa è successo: alcuni servizi si sono mossi in direzione Corsico in via dei Lavoratori, anche spostandosi da altre realtà del distretto, quali Buccinasco e Trezzano sul Naviglio. Piano piano, uno per uno, goccia a goccia, petalo per petalo.

E’ stato il destino delle vaccinazioni. Ma lì, mi viene detto, è un problema legato alla sicurezza degli spazi. Probabilmente l’edificio di via dei Lavoratori è più sicuro. Nulla da obiettare, ma intanto un altro pezzo è stato traslato a Corsico. Peraltro, in tema di vaccinazioni antinfluenzali, quest’anno qualcosa non ha funzionato. Diverso era l’approccio di ASL (ora ATS, sorry!): i comuni venivano interpellati, potevano mettere a disposizione spazi… attraverso il consiglio di rappresentanza dei sindaci, organismo di cui ho fatto parte per la nostra zona, potevamo essere coinvolti nel perseguire quelli che sono gli obiettivi strategici: non sottovaluto infatti quali possano essere le conseguenze di un’influenza su una persona anziana. Quest’anno non è avvenuto nulla di tutto ciò. Pare ci siano stati addirittura problemi di approvvigionamento del farmaco. E infatti - a quanto ne so io - sono molte meno le persone che sono riuscite ad immunizzarsi.

In questi giorni ho avuto un confronto telefonico con alcuni dirigenti dell’ASST rhodense, quella da cui, curiosamente dipendiamo. Bene, non solo mi è stato confermato che è del tutto probabile un trasferimento complessivo di tutti i servizi da via Marzabotto a via dei Lavoratori, ma mi è stato anche detto che tali operazioni sono state condivise con la giunta di Corsico.

Ora, nessuno mette in dubbio che il comune a noi vicino sia proprietario degli edifici che ospitano la ASST, ma è del tutto evidente che parliamo di servizi di distretto, che si rivolgono a tutto il nostro territorio e che a quel livello vanno considerati. Mi fa specie che tali ragionamenti non siano stati affrontati a livello di piano di zona con un serio coinvolgimento di tutte le realtà interessate. Sono scelte che ormai dovrebbero essere affrontare in maniera sistemica, organica. Bisogna valutare tutto: fasce di popolazione, utenza, trasporto pubblico, parcheggi, possibili sviluppi. In questo caso non sta andando così.

Non è che io chiedo la cortesia di farmi sapere. Io, come gli altri sindaci coinvolti, devo sapere. Ed entrare nel merito delle scelte.

E oggi, pongo il tema con tutta la sua forza. In piena campagna elettorale? Sì. Non sono stato io che ho chiesto di non essere informato fino ad oggi. E credo a questo punto che sia giusto parlarne proprio ora per le ricadute che tali decisioni hanno su tutta la popolazione di questi comuni.

riforma-sistema-sanitario-regionale-lombardia.pngSarò eccessivamente malizioso, ma sono addirittura arrivato a pensare che non se ne sia parlato per traghettare il tema oltre le elezioni regionali. E’ chiaro a tutti qual è la posta in palio.

Dalle informazioni in mio possesso, non ho ancora capito qual è il livello deputato ad assumere queste decisioni. Ma c’è una responsabilità regionale che è palese e si riallaccia alla filosofia della recente riforma sanitaria.

Innanzitutto si è ulteriormente ridotto, per non dire scomparso, lo spazio di confronto con gli enti locali. Troppo avviene in maniera esclusivamente verticale e le amministrazioni comunali scoprono pesanti operazioni - avrete sentito parlare di chiusura di alcuni pronto soccorso… da noi non può avvenire perché non c’è - solo a risoluzione presa. Forse proprio perché tali riorganizzazioni sono pesanti, mi vien da pensare. Inoltre a distanza di più di due anni dall’entrata in vigore la confusione sotto il cielo è tanta. Da ciò che ho inteso, ci sono delle competenze presenti anche a Corsico, quali una bella fetta di tutta la prevenzione, che sono passate dal controllo locale alla dipendenza diretta dell’ATS Milano. Ma sono a Corsico e non si capisce bene come, anche spazialmente, debbano essere collocate. Chiaramente anche questi aspetti più tecnici influiscono sul paventato (o deciso?) trasferimento.

Ma perché è così rilevante questa manovra? Perché sono così preoccupato? Solo per la maggior distanza rispetto a Cesano Boscone? Campanile?

Alla fine si potrebbe pensare, da Corsico si sposta a Corsico. E poi, da amministratore pubblico dovrei essere il primo a sapere che spesso è indispensabile riorganizzare i servizi e ridefinire gli spazi. 

Tutto vero. Ma…

La sede di via Marzabotto si trova all’interno del quartier Lavagna che confina con il quartier Giardino che a sua volta è vicino al quartier Tessera. La parte di tutto il distretto che presenta le maggiori fragilità sociali, economiche e pure l’età media più alta è proprio questa. Parliamo di migliaia di persone. Proprio nell’epoca in cui ci si pone il tema delle periferie e dell’importanza dei presidi (e della presenza dello Stato) in queste zone si va a depauperare ulteriormente un’area complicata di servizi essenziali?

Credo che ragionando sul quartier Lavagna si possa concludere che la sua collocazione è quantomeno ambigua. Mi assumo la responsabilità, non me ne vogliano i residenti che chiaramente non ne hanno nessuna colpa, che per come è stato pensato originariamente fu un errore storico. Come si può pensare di costruire un grande quartiere popolare in maniera completamente sconnessa dal comune di cui fa parte? Tra questi palazzoni e il municipio di Corsico ci sono non una, ma ben due Vigevanesi; una zona industriale; un altro quartiere; una ferrovia; il Naviglio. E non dimentichiamo che in sostanza è immerso nel territorio di Cesano Boscone. Sicuramente, considerando all’estrazione politica delle amministrazioni che lo realizzarono, sono stati garantiti per anni i principali servizi in loco. Ma oggi sappiamo che è rimasto poco e che quel poco è in grosse difficoltà: un nido ha chiuso, la scuola elementare fa fatica, le serrande dei negozi sono abbassate, il centro sociale non è a pieno regime, l’amianto è stato completamente rimosso?… e ora rischia di perdere l’ASST. Un caso di desertificazione civile da manuale: sarebbe una mazzata per il Lavagna e per gli altri due grandi quartieri popolari. Il contrario di quel radicamento e di quella territorialità fatta a vessillo che il pensiero leghista ha sempre anteposto a tutto in questi anni. 

Che capillarità possono avere servizi del genere? Senza mezzi pubblici che da queste zone portino in centro a Corsico, con l’aggravante che la figura del medico di famiglia sta scomparendo e che il nostro distretto socio-sanitario è già uno dei più deboli dell’intera regione. Tutta la retorica sulla presa in carico, sui pazienti cronici così va scemando.

Queste cose non si dicono. Ma dentro Palazzo Lombardia sanno perfettamente tutto. Con la nuova organizzazione, mentre con la Città Metropolitana siamo stati azzonati con il rozzanese (quindi in direzione Sud-Est) per l’ASST noi siamo stati spinti verso Rho (quindi in direzione Nord-Ovest). Non abbiamo un ospedale di riferimento, non abbiamo un pronto soccorso, siamo carenti rispetto a tutta una serie di partite delicatissime (vedi la neuropsichiatria infantile) e abbiamo alcuni tra i comuni più poveri e con più anziani della Città Metropolitana di Milano. Queste cose poi pesano. Conoscete qualcuno che si rivolge agli ospedali di Rho, Garbagnate, Legnano? Se sì, credo pochi. Noi tutti andiamo al San Carlo, San Paolo e Humanitas (do per scontato ovviamente Sacra Famiglia). 

Uno si potrebbe anche chiedere: ma quindi a che serve rispetto alla nostra zona la riforma sanitaria? Non lo so, forse resterà solo sulla carta perché non funzionale. Forse addirittura potrebbe essere molto dannosa.

Nei prossimi giorni dovrei confrontarmi con alcuni dirigenti dell’ATS. Voglio che sul tema comunque si pronunci il Piano di Zona, indipendentemente da ciò che si potrà fare. Questa è politica. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi.




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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