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martedì 16 ottobre 2018 - 19:09:37

Sicurezza: Verso una Nuova Regolamentazione degli Orari degli Esercizi di Somministrazione


Il Consiglio Comunale ha adottato le linee guida. Verso una nuova ordinanza.


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Mancano ormai pochi giorni alla scadenza dell’ordinanza che regolamenta l’attività dei locali di somministrazione di alimenti e bevande. Come ricorderete, il provvedimento si era reso necessario a causa delle numerose segnalazioni - addirittura esposti di interi condomini - per via del disturbo arrecato dagli avventori di detti esercizi in alcune zone del territorio.

In via sperimentale, avevo emanato un’ordinanza contingibile e urgente che ha coperto il periodo che va dal 1 agosto al 31 ottobre e che, oltre a delle limitazioni alla vendita di bevande alcoliche per asporto e alle attività di intrattenimento rumorose (quali il karaoke), regolamentava gli orari di tali esercizi, obbligando di fatto a una chiusura notturna.

Eravamo consci, ab inizio, della complessità di un provvedimento di questa natura, essendo il settore disciplinato dal decreto “Salva Italia” del governo Monti (DL 201/2011) che ha completamente liberalizzato gli orari e che, pur riconoscendo la possibilità che talune attività possono comportare difficoltà, disturbo e problemi di pubblica sicurezza e decoro, non ha dato seguito a questa attenzione con strumenti di reali efficacia nelle mani delle autorità di pubblica sicurezza.

La legittimità dell’atto, almeno prima facie, è stata comunque riconosciuta dal TAR Lombardia in occasione di un ricorso presentato da un’attività cesanese che si riteneva danneggiata dal provvedimento e ne chiedeva la sospensiva. Nel respingere tale richiesta, i giudici hanno riconosciuto la rilevanza dell’interesse pubblico che l’ordinanza metteva sotto tutela e la mancanza di sproporzione nelle limitazioni adottate.

Gli effetti dell’ordinanza sono stati tangibili, tanto che si sono notevolmente ridotte le segnalazioni alle forze dell’ordine nel corso dell’estate e significativo è stato l’apprezzamento da parte dei cittadini delle zone coinvolte e molteplici sono state le richieste di reiterare l’atto, al fine di preservare le migliorate condizioni che si sono venute a creare.

Dovendo pensare ad una regolamentazione duratura, però, non possiamo più ricorrere a un’ordinanza contingibile e urgente, perché viene meno il carattere della provvisorietà e prevale un orientamento più generale. Si parte dalle evidenze di questi mesi, raccolte in una relazione del Comandante della Polizia Locale, e si costruisce un atto che chiaramente sovrintende all’attuale realtà di Cesano e pure sarà in grado di regolare i prossimi sviluppi, vista la paventata volontà di alcuni esercenti di aprire nuove attività aperte h24 in alcune zone densamente popolate.

Il percorso che ci accingiamo a intraprendere prevede sempre un’ordinanza del sindaco, in quanto autorità di sicurezza locale, non più contingibile e urgente ma che sia su mandato di linee guida approvate dal consiglio comunale, che è, per l’appunto, l’organismo di indirizzo politico di riferimento.

La contingibilità infatti va intesa come “l’impossibilità di fronteggiare l’emergenza con i rimedi ordinari, in ragione dell’accidentalità, imprescindibilità ed eccezionalità della situazione verificatasi e l’urgenza come l’assoluta necessità di porre in essere un intervento non rinviabile.”

A tal proposito vale la pena di far riferimento allo spirito del Decreto Minniti del 2017 che introduce il concetto di “diritto alla sicurezza” che definisce la sicurezza come “una condizione espansiva dell’individuo, alla quale viene riferita la possibilità di esprimere i propri diritti alla libertà, individuale o collettiva, delineandosi dunque quale nuovo bene pubblico, volto a favorire l’inveramento dei diritti”. Nel medesimo contesto, il Legislatore ha anche riformulato il concetto di “sicurezza urbana” intesa come “il bene pubblico che  afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati, l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio, la promozione del rispetto della legalità e l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche con interventi integrati, lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni”.

Al fine di permettere agli organismi preposti il soddisfacimento di quanto previsto, il decreto Minniti ha messo mano agli articoli 50 e 54 del Testo Unico degli Enti Locali, andando ad ampliare il potere di ordinanza dei sindaci, in tema di sicurezza, ridando forza alla possibilità di provvedimenti ordinari, non dotati cioè del carattere di contingibilità ed urgenza.

Benché il dibattito delle scorse settimane sia stato improntato da alcuni sull’incredulità rispetto all’esigenza di un provvedimento definito “medievale e liberticida”, ci tengo a riportare che in data 2 ottobre 2018 - qualche giorno fa - presso la Camera dei Deputati si è tenuta un’audizione a cui hanno preso parte dei rappresentanti dell’ANCI per sostenere 5 proposte di legge volte proprio a ripristinare la possibilità di una regolamentazione degli orari di apertura dei pubblici esercizi da parte dei comuni, segno di quanto questo problema sia sentito in buona parte d’Italia.

In tale sede, è stato sostenuto quanto segue:

ANCI ritiene che la liberalizzazione degli orari abbia implicato una serie di modificazioni nelle abitudini quotidiane, nell’organizzazione del lavoro, dei trasporti, ecc. e  fermo restando il principio generale secondo il quale le attività commerciali sono svolte senza dover rispettare orari di apertura e chiusura, ci preme segnalare la necessità di prevedere la possibilità per i Sindaci di limitare l'apertura serale/notturna degli esercizi di vendita del settore alimentare o misto nelle zone del territorio comunale interessate da fenomeni di aggregazione, che pregiudicano il diritto dei residenti alla sicurezza o al riposo.

Il principio fondamentale deve dunque tornare ad essere quello della regolamentazione, rimessa alla potestà dei livelli istituzionali più prossimi all’impresa, ossia il Comune, ma con limiti certi e ragionevoli e parametri di riferimento chiari, a determinarne le eccezioni. Limiti quali il numero minimo (da tenere comunque tendenzialmente alto per non vanificare tale inversione dei principi di riferimento) delle domeniche e delle festività, parametri quali, ad esempio, la tipologia di attività, i prodotti oggetto di vendita prevalente, la vocazione territoriale, la caratteristica dei servizi minimi garantiti.”

Tutto ciò premesso, il percorso che abbiamo individuato prevede l’applicazione del comma 7 dell’art.50 del TUEL secondo cui il sindaco coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale, gli orari degli esercizi commerciali.

Nel dispositivo votato in consiglio comunale, si prevede che il sindaco possa emanare un’ordinanza volta a limitare gli orari di apertura dei locali, con particolare riferimento alla fascia notturna, la somministrazione di bevande alcoliche e la regolamentazione delle attività di svago ed intrattenimento, soprattutto se fonte di rumori e di disturbo per la quiete pubblica. Tale provvedimento deve essere preceduto da una fase di confronto con i commercianti locali, le loro associazioni di categoria e la cittadinanza, anche in virtù dei molteplici interessi in campo, considerando anche le diverse fasce d’età.




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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