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martedì 05 marzo 2019 - 10:28:52

Stefania



stefania_carrozzina.jpgL’ultimo sforzo da ciclista prima di raggiungere il comune è la curva parabolica dopo il Cristallo, superata la quale si apre la Piazza San Giovanni Battista. Sono le ultime pedalate prima di planare in ufficio e spesso, volgendo lo sguardo alla seduta circolare di fianco alla Chiesa, si trovano persone conosciute da salutare.
 
Nelle belle giornate di sole primaverile, come nei giorni di festa, nei paraggi incontravo Stefania, quasi sempre con Nadia, che si godeva il tepore e  che socializzava con i passanti. Le piaceva partecipare, spesso era presente al Mercato Agricolo e la ricordo con il suo flauto e in un’occasione - non mi sovviene se fosse uno “SvuotaSolaio” - a vendere i suoi braccialettini “scoubidou” tutti vivacemente colorati.
 
A Cesano tutti conoscevano Stefania e così, per strada, l’ho conosciuta anche io. Siamo diventati amici e farei fatica a dire quando esattamente ho cominciato a parlarci: la classica persona che ti sembra di frequentare da sempre.

Credo sia curioso e per certi versi una ricchezza tutta cesanese che si abbia la possibilità di relazionarsi con ospiti della Sacra Famiglia, non all’interno dell’Istituto, ma in giro per il paese e soprattutto di non vederli o viverli per la loro disabilità fisica o psichica che sia, ma come dei conoscenti, degli amici che quotidianamente incontriamo e con cui, anche solo per una battuta o un saluto veloce, ci relazioniamo.

Nonostante la carrozzina e la sua salute in continuo peggioramento, Stefania era un vulcano: sempre felice di incontrarti e sempre indaffarata in qualche nuova attività. Per lei il mondo era una continua scoperta e si capiva che aveva la necessità di esprimersi, come persona e come artista. Soprattutto nell’ultimo periodo mostrava una certa difficoltà nel parlare, ma mi bloccava il braccio con la mano proprio perché ci teneva che la sentissi.

Da qualche mese sognava di fare una mostra, esponendo le opere - dipinti e poesie - che aveva realizzato all’interno dei fervidi laboratori dell’Istituto e grazie all’appassionato educatore-poeta Fabio Amato. Negli ultimi, sempre più rari incontri, Stefania non ha mancato occasione per parlarmi della sua mostra. Un’emozione incontenibile, quasi che facesse pari e superasse tutte le delusioni che le ha dedicato un destino malvagio: una malattia rara, degenerativa, che le ha tolto tutto: la possibilità di camminare, di mangiare, di bere, di parlare, perfino di respirare autonomamente.

E la mostra finalmente c’è stata, sabato, grazie alla sensibilità del circolo Donne “Sibilla Aleramo” che ha voluto iniziare il proprio marzo, partendo da lei, una Donna speciale. Sapevo che sarebbe stato un momento emotivamente forte, anche per me, forse il più forte del mandato. Lo è stato ancora di più, in modo superlativo, perché purtroppo Stefania a quella mostra non ha partecipato, venendo colpita da ischemia cerebrale un paio di notti prima del tanto atteso evento. E’ poi mancata stanotte.

Il destino ha chiuso il cerchio con lei, togliendole anche quell’ultima, grande, soddisfazione. Fare i conti con questa evidenza (e ingiustizia cosmica) è chiaramente più semplice per chi credendo nella Provvidenza riesce a trovare un senso. Per me non è così, purtroppo, e vivo questa situazione come un’ultima offesa che il destino ha voluto farle. Devo però dire che la presentazione della mostra non è stato un momento triste, ma intenso. Non l’abbiamo ricordata - pur non riuscendo a non infilare un verbo al passato ogni tanto - ma l’abbiamo evocata e ne abbiamo celebrato la sua intima grandezza.

Se io vivessi anche solo un giorno nella condizione in cui lei ha vissuto tutta la sua vita, affonderei nel rancore e nella chiusura. Di Stefania mi ha sempre colpito la sua apertura, la sua voglia di conquistare il mondo, di conoscere le persone, di vivere appieno la sua esistenza. E allora anche la carrozzina, che io forse vivrei come una condanna e una prigione, per Stefania era l’amica da ringraziare per accompagnarla negli spostamenti. Su questo, ha anche scritto una poesia che io trovo veramente toccante:

GRAZIE PER…:
Grazie per tutte
Le volte che mi
Porti in giro.
Grazie per potermi
Sostenere con le tue
Ruote.
Grazie per tutte
Le persone che mi
Spingono anche con fatica!
Grazie per portarmi
Dove voglio io.
Grazie perché sopporti il mio “dolce” peso.

L’inverno è quasi definitivamente alle spalle, siamo sorpresi, come ogni anno dalle belle giornate: la primavera la senti prima di tutto nell’aria e aspetti che si dischiudano i primi boccioli. E’ sempre un miracolo, una meraviglia. Ogni giorno può essere quello buono per vedere i fiori bianchi dei peri selvatici della piazza. Lo stupore. Chissà quante volte, superato il curvone, mi capiterà d’istinto di volgere lo sguardo verso la seduta circolare e di immaginare Stefania che si agita dalla sua carrozzina per fermare qualcuno di passaggio. Sentirò l’abbraccio di un caldo raggio di sole che con testardaggine filtra attraverso il fitto fogliame dei carpini.



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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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