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sabato 16 marzo 2019 - 09:37:17

Intitolazione Parco "Aldo Moro"


Il mio discorso


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Cari cittadini,

giunge finalmente un giorno atteso a lungo. Una nuova via viene aperta, un parco inaugurato, una bella rotonda celebrerà il legame di un'azienda importante con il nostro territorio. Si chiude una brutta storia per questo paese, fatta di infiltrazioni mafiose, fallimenti - anche di una confidi - un lungo contenzioso, burocrazia che pareva aver preso il sopravvento. 

Voltiamo decisamente pagina e consegniamo alla città, nella sua pienezza, un parco e una zona del nostro comune che finalmente risponde ai desideri di chi ci ha comprato casa e che per anni si è pentito di quell’investimento. Non è più così e queste persone possono essere consapevoli di vivere in un’area nevralgica del paese. Nei prossimi anni, infatti, sarà oggetto di altri investimenti pubblici, che, oltre a veder completare questo contesto, a partire dalla casetta, prevedono a poca distanza da qui, al di là della rotonda, la realizzazione di un altro spazio verde, il parco dello sport, dedicato al benessere, al tempo libero che siamo sicuri impatterà significativamente sulla vita dei cesanesi.

Lo stesso parco in cui siamo, per come la vedo io, non è finito. Ci vedo molti più alberi, altri percorsi ciclopedonali, un rafforzamento dei collegamenti con le altre aree verdi della zona. Ma questi saranno temi e riflessioni di chi ci sarà nella prossima amministrazione.

Nonostante ciò che resta da fare è un luogo che scaccia le ombre del passato e si apre con speranza al futuro. A livello locale, é parte dell’impegno per l’ambiente che proprio in questi giorni milioni di giovani chiedono a gran voce ai governanti del mondo. Questo parco è uno spazio di dialogo tra parti della città, avvicina i quartieri al centro, abbatte delle barriere, opera una ricucitura urbanistica e mette a sistema le aree verdi.

Non deve però scadere nell’anonimo luogo di passaggio e transizione. Il primo passo per lasciarsi alle spalle l’insignificanza é dare un nome alle cose. Ce lo insegnano i bambini: le prime persone a cui si da un nome sono le più importanti, le prime cose che vengono chiamate sono i giochi più belli. E noi a questo parco vogliamo dare un nome importante.

Abbiamo deciso di intitolarlo ad Aldo Moro, uno dei giganti della politica italiana del dopoguerra, uno dei pochi, cui senza dubbio, si può attribuire il titolo di statista.

Nonostante la coincidenza della data - oggi è il 16 marzo anniversario dell’agguato di via Fani - noi intitoleremo il parco al Politico, non al “caso” nè al Martire della Repubblica. 

A quarant’anni di distanza da quei tragici fatti, dobbiamo celebrarne la memoria, anche rispetto agli agenti della scorta morti proprio in questa giornata, e chiedere verità per capire cosa effettivamente sia successo e per scrivere quelle pagine, ancora bianche, sulla fase più drammatica e buia della nostra democrazia.

Il profilo di Aldo Moro è una figura politica piena, indipendentemente da quei fatti. Ed è questo patrimonio che noi dobbiamo difendere dall’oblio.

Fu protagonista della politica italiana a cavallo del dopoguerra, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, membro dell’Assemblea Costituente, e ricopì diversi incarichi di governo, tra cui per ben 5 volte il ruolo di presidente del consiglio.

Operò, è chiaro, in anni ormai lontani, negli schemi partitocratici della Prima Repubblica, muovendosi con la Guerra Fredda sullo sfondo, in una società italiana che dava i primi ampi segnali di cambiamento nei costumi e pure nell’organizzazione del lavoro.

Nonostante la grandezza del personaggio, l’intitolazione non era scontata. Avremmo potuto individuare altri nominativi, magari più in sintonia con i gusti di un ampio pubblico. Avremmo potuto non scegliere un politico, ad esempio, o una figura collocata più vicina ai tempi e ai fenomeni che viviamo. 

Invece la scelta è ricaduta proprio su di lui. Riteniamo che vi siano profondi motivi che rendono questa figura attuale e urgente.

È attuale perchè Aldo Moro fu tra i primi ad intravedere i segnali della crisi della politica nel nostro Paese; l’angoscia di una “democrazia difficile” e di crescenti parti del popolo italiano senza una chiara identità e le prime conseguenti crepe nei meccanismi della rappresentanza; l’evidenza della fissità delle Istituzioni di fronte ai cambiamenti spesso repentini e tumultuosi della società; la consapevolezza, sfruttando una delle sue espressioni più famose e oggetto di svariate interpretazioni, del “destino non più nelle nostre mani”. 

Accompagnò queste preoccupazioni al fermo intento di allargare le basi della democrazia italiana e dare un nuovo fondamento popolare allo stato, intendendo la democrazia come un processo continuo che guardasse con attenzione, per usare parole sue, “là dove sono masse di popolo e di lavoratori, là dove sono ideali e aspirazioni che riguardano l’avvenire della società e la difesa della dignità umana”.

Urgente, invece, è il suo esempio. Il ricordo di Aldo Moro scuote. Sconvolge certo per la prigionia, per la lezione impartita agli altri politici del suo tempo con le sue lettere e la distanza siderale che sembrava esistere tra lui e i suoi compagni di partito in particolare.

Scuote perchè in Italia non siamo abituati a una classe politica di quel livello: d’azione e visionaria; dotta e popolare, con una più alta coscienza storica, del senso dello Stato, e del peso della responsabilità. Moro riconosceva la complessità delle cose del mondo, rifuggeva le semplificazioni e studiava costantemente le evoluzioni della società, ritenendole il substrato su cui impostare l’azione. Aveva la capacità di leggere i cambiamenti e di modificare la linea, aprendo a nuove fasi, non per facili riscontri elettorali ma alla luce di convinzioni accese - e di una profonda moralità - rispetto ai processi in atto. Nel corso della sua lunga carriera politica, Aldo Moro ha più volte dimostrato di avere una dote che solo i grandi politici hanno, e che è quella di riuscire a scegliere la via più stretta, quella più difficile, per poi spendersi in un paziente lavoro di convincimento degli altri, di spiegazione, di coinvolgimento.

Anche oggi é una figura di grande fascino e che stimola chi crede, in fondo, nella centralità della politica, essendo il più grande strumento di Progresso e di Giustizia per la comunità umana.




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Inserito da Simone Negri in Programma - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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