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lunedì 05 maggio 2014 - 08:30:00

L'Istituto Sacra Famiglia, secondo me



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Per via della nota vicenda, da giorni si accumulano contributi più o meno compassionevoli che cercano di descrivere cos'è la Fondazione Istituto Sacra Famiglia.
 
Finalmente ho trovato sull'Huffington Post un articolo che dal mio punto di vista finalmente le rende giustizia: quello del giornalista Stefano Paolo Giussani, che proprio all'Istituto ha collaborato alla realizzazione di alcuni documentari e che quindi, almeno un minimo, conosce il posto.
 
La mia piccola storia personale ha molti punti di contatto con "la Sacra". Entrambi i miei genitori ci hanno trascorso praticamente tutta la loro carriera professionale - mamma infermiera professionale, papà fisioterapista - e lì pure si sono conosciuti. Quindi, fatalisticamente, se non ci fosse l'Istituto non ci sarei neanche io.
 
Dopodiché, ho avuto modo di vivere questa realtà in modi diversi. Molto saltuariamente - per fortuna - da paziente, per qualche visita. Più spesso come visitatore di persone lì ricoverate. Frequentemente, durante il periodo adolescenziale, come scarso calciatore del venerdì sera e della domenica mattina, impegnato in infinite sfide tra dipendenti. 
 
Non tutti sanno infatti sanno che all'interno dell'Istituto c'è un bel campo da calcio, con dei piccoli spalti ed un bel filare di alberi che lo delimita. A dire il vero fino a qualche anno fa, c'era anche un campetto in erba nel ramo della Sacra Famiglia che ha lasciato spazio a nuove case.

Su questo ho un aneddoto che ricordo con piacere, si riferisce alla prima o seconda liceo. Finita la scuola andavamo a giocare abitualmente al campetto. Ormai era diventato un luogo di ritrovo per molti di quelli della mia età, complice la chiusura dell'oratorio. Un giorno, l'ormai arcinoto custode Raoul ci cacciò dicendoci che non avevamo nessun permesso di stare lì. Proteste. L'inghippo venne risolto perché a un genio venne in mente di preparare un documento con in calce la firma di un dirigente qualsiasi dell'istituto a cui per convenzione venne dato il nome di Giuseppe (scoprimmo poi che non si chiamava così, poco male). Il giorno dopo venne esibito a Raoul che borbottando disse: "va bene... ma chissà cosa gliene frega a lui dato che si occupa dei reparti!". E il gruppo dei ragazzi: "guardi, se ha problemi vada da lui". Malandrini...
 
Non esiste una netta separazione con il nostro comune: nel paese la Sacra Famiglia "pulsa" per via della presenza nelle vie del centro di molti ospiti che passeggiano, alcuni sono diventati delle vere e proprie celebrità di Cesano. Non riporto i nomi per non strumentalizzarli nella campagna elettorale, ma è innegabile che per la nostra comunità il contatto di quotidiano con queste persone diverse e spesso straordinariamente simpatiche, abbia rappresentato un momento di crescita collettivo. Questo vale per tutti. Non mi è mai capitato di vedere qualcuno anche semplicemente essere a disagio con queste persone. Anzi, il rapporto è di estrema naturalezza! 
 
Che all'interno dell'Istituto vi siano situazioni di grande fragilità umana è innegabile. Che vi sia sofferenza è altrettanto vero. Però, ciò di cui i media non danno conto è l'atmosfera di assoluta serenità che vige indisturbata tra quelle mura. Si tratta di un paese nel paese, con un suo centro, i suoi traffici, c'è un clima operoso... Nonostante sia una struttura ospedaliera, rende un'idea di prossimità e di umanità che difficilmente si trova in centri simili. Una bella testimonianza di ciò è che molti dipendenti, una volta in pensione, ci tornano in veste di volontari...
 
Negli ultimi anni, l'Istituto Sacra Famiglia, rispondendo alla sua missione - più che mission - di occuparsi delle fragilità sociali e degli ultimi ha deciso di ospitare dei profughi fuggiti dalla Libia e oggi è patner del nostro comune e dell'associazione Villa Amantea nella conduzione dell'importante progetto di accoglienza SPRAR.
 
C'è poi il volto forse meno apparente dell'Istituto, ma di certo fondamentale. E' la grande azienda che solo a Cesano credo offra più di 1000 posti di lavoro. Ci sono l'organizzazione e la professionalità con cui eroga servizi delicati. Nell'ottica della Città Metropolitana, la Sacra Famiglia è un portale su Milano.
 
E c'è un nuovo corso dirigenziale che negli ultimi mesi ha dato ampi segnali volti al riconoscimento di Cesano Boscone quale sede centrale dell'Istituto e all'apertura di questa realtà al territorio (si pensi solo alla nuova vita della sala teatrale interna). 
 
L'Istituto è a Cesano e con Cesano intende costruire un rapporto che vada al di là del bon ton di vicinato.

Vorrei che la prossima amministrazione non parlasse con lla Fondazione solo di questioni urbanistiche legate ai confini o a qualche operazione edificatoria, ma mi piacerebbe poter alimentare un rapporto che veda coinvolte alcune delle spiccate competenze della Sacra Famiglia nei servizi comunali in campo socio-assistenziale e sanitario. Ci sono sinergie che è possibile sviluppare, sperimentando modalità all'avanguardia, magari attraendo qualche risorsa dalla comunità europea o da qualche fondazione bancaria. Non a caso nel nostro programma, #IlFuturoinComune, si parla ampiamente della Sacra Famiglia.
 
Chiudo consigliandoVi il bel documentario che Valerio Scheggia ha realizzato sull'Istituto. Lo trovate qui.



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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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