News: Celebrazione del 4 novembre 2014: il mio discorso
(Categoria: Cesano)
Inviato da Simone Negri
domenica 09 novembre 2014 - 14:13:41


4novembre2014.jpgBuongiorno e benvenuti. 
 
Rivolgo un caloroso saluto all’associazione dei combattenti e reduci, nella prima celebrazione senza lo storico presidente Lanza, all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, alle autorità civili e militari tutte. Siamo qui oggi chiamati a celebrare la ricorrenza del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
 
 Il 4 novembre 1918 entrava in vigore l’armistizio firmato a Villa Giusti con l’Impero austro-ungarico che decretava per il nostro Paese la fine della prima Guerra Mondiale. 
 
Benché questa Festa abbia attraversato ormai quasi un centenario della Storia d’Italia, la sua interpretazione ha subito rilevanti cambiamenti nel corso degli anni.

Non può più essere infatti l’esaltazione della potenza e del valore italico del ventennio: sappiamo infatti quanto sia stata “mutilata” quella vittoria e quanto contribuì all’avvento della dittatura fascista nel nostro Paese che si concluse nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
 
Difficile oggi anche richiamare l’alto senso della parola Patria – le nuove generazioni non l’hanno fatta loro - che portò al sacrificio migliaia di giovani, a partire dai primi eroici moti dell’800, figli di un sentire Italiano forse risvegliato dalle discese di Napoleone Bonaparte, almeno nell’Italia settentrionale.



Questo 4 novembre è invece da intendersi, credo, come una Festa delle Istituzioni, quegli indispensabili e preziosi pilastri senza i quali i valori del nostro Contratto Sociale e del nostro vivere comunitario sarebbero a repentaglio. 
 
Da anni ci siamo abituati ad assistere alla continua e pericolosa delegittimazione del Parlamento, della Magistratura, delle Forze Armate. Lo sappiamo, questi atteggiamenti sono stati causati da comportamenti non all’altezza e disonorevoli di chi spesso queste istituzioni si è trovato a rappresentare. 
 
Il fuorviante comportamento di singoli individui ha determinato – storia degli anni recenti - sfiducia nelle fondamenta dello Stato, alimentando quelle trame eversive purtroppo mai realmente sopite nel nostro Paese. 
 
Tutto ciò mentre non mancavano comunque eroici esempi che hanno dato lustro alla Nazione e che più di altri hanno alimentato il nostro senso di appartenenza: penso ai tanti magistrati e carabinieri caduti nella lotta contro la mafia, penso agli interventi del nostro esercito chiamato a portare conforto sanitario, di viveri e umano in territori dilaniati dalla guerra. Penso infine a quella classe politica straordinaria che rilanciò l’Italia uscita in ginocchio dalla seconda guerra mondiale. Saremo in grado di apprezzare le nostre Istituzioni tanto più comprenderemo l’organicità e l’essenzialità della loro presenza all’interno del nostro ordinamento democratico, del nostro Stato di Diritto. 
 
Tra queste oggi siamo chiamati ad onorare le Forze Armate, il cui legame con la Costituzione è sancito dalle parole dell’art. 52 nel Titolo IV Rapporti Politici, che ne definisce lo spirito affermando: “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. (…) L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”. 
 
Soprattutto, la giornata di oggi, attraverso il ricordo dei tanti caduti e delle infauste conseguenze di quel primo conflitto mondiale sulla popolazione, ci deve far riflettere sul valore universale della Pace, che questa amministrazione ha voluto testimoniare anche partecipando in delegazione alla ritrovata Marcia Perugia-Assisi, del 19 ottobre scorso. 
 
Al termine della Prima Guerra Mondiale, che vide al fronte 4 milioni di italiani (su 7 milioni di maschi in età militare), contammo almeno 651mila morti militari e 589mila morti civili. A questi numeri va associata l’immagine dei tanti ragazzi, strappati al lavoro pesante ma sereno dei campi, per essere rinchiusi nell’incubo della vita in trincea, al freddo, immobili, malnutriti e con un’aspettativa di vita di 6 settimane. 
 
E’ proprio a loro e al versamento del loro sangue innocente che oggi va il mio pensiero più sentito.
 
Mi hanno particolarmente toccato le parole di uno dei grandi maestri del cinema italiano, Ermanno Olmi, in occasione della recente uscita del suo film “Torneranno i Prati”, che vuole proprio onorare il sacrificio di quei caduti: “Noi abbiamo compiuto un grande tradimento nei confronti di quei giovani, milioni di civili, morti in quella guerra. Non abbiamo spiegato loro perché sono morti. Con loro non si può barare. Li abbiamo traditi. Adesso celebriamo il Centenario, con fanfare, bandiere e discorsi. L’ipocrisia diventa vigliaccheria se non sciogliamo il tradimento, restando in quella fascia neutrale che è già tradimento. Mi auguro che questa celebrazione del Centenario con alcune riflessioni sul tradimento trovi in noi un motivo per chiedere scusa. Ai giovani veniva detto di mostrare l’amor patrio e quei ragazzi ci avevano creduto. Sono stati inutilmente sacrificati all’arroganza dei potenti. Ogni guerra nasce sempre per il potere e la ricchezza di pochi. Oggi l’idea di patria si è disciolta, l’amor patrio non esiste più, però quei ragazzi ci avevano creduto. Ma era una grande bugia, una grande truffa”. 
 
Sono parole dure, forti, che non nascondono la rabbia e la sofferenza di chi è stato coinvolto come tanti di noi dai racconti se non dalla perdita di qualche famigliare. 
 
Sentimenti umani che incidono nel profondo l’esistenza, a differenza di quanto possa fare qualsiasi retorica. 
 
Di quegli uomini però non ricordiamo solo la tragedia. Ci hanno lasciato un insegnamento di abnegazione, di spirito di sacrificio, di lealtà. Voglio pensare che il loro patriottismo gli fornisse la consapevolezza che la qualità della loro vita era legata alla posizione del proprio stato ha nel mondo. 
 
Come dicevo è difficile oggi pensare alla Patria come un valore e dobbiamo evitare con tutti gli strumenti che abbiamo, il ritorno di ogni forma di nazionalismo. 
 
Al contempo non vogliamo assolutamente individuare la guerra come mezzo di affermazione nazionale. 
 
Dobbiamo però pensare a quale ruolo possa avere l’Italia nel mondo sempre più frammentato e apolare di domani, marcato sì dai conflitti, ma pure da un’innalzata sfida competitiva, commerciale e tecnologica, sospinta dal declino dei vecchi protagonisti e dall’affacciarsi di nuovi. 
 
Una sfida che possiamo affrontare solo rinnovando lo spirito di coesione europea, basato su quell’intesa solidale tra i popoli del Continente, vera culla dei diritti umani, senza la quale, come testimoniato dalle due guerre mondiali, hanno avuto luogo le peggiori tragedie della storia moderna.



Questa news proviene da Simone Negri Sindaco di Cesano Boscone
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