News: Un 25 aprile non Scontato
(Categoria: Cesano)
Inviato da Simone Negri
giovedì 25 aprile 2019 - 09:32:52


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Cari Cittadini,

Un caloroso “benvenuto” a tutti Voi e alle Autorità Civili, Militari e Religiose che, come ogni anno, celebrano con noi questa ricorrenza istituzionale.

Di solito questi saluti alle autorità sono visti come scontati. Se siamo qui è perché questa giornata incarna qualcosa, che oltre a coinvolgerci dal punto di vista personale, in virtù delle nostre sensibilità, ci lega per le cariche che ricopriamo. Pertanto vi ringrazio della Vostra Gradita Presenza.

Ci troviamo a dover riaffermare principi dati per scontati fino a pochi anni fa. Brutte le epoche in cui sono i Valori di sempre ad essere messi in crisi.

Per il nostro Paese il 25 aprile del 1945 è stata la data più importante del ‘900 e forse della sua intera storia siccome conduce, non solo la Liberazione ma, come ricorda il professor Luciano Canfora, all’unica insurrezione di massa, riuscita, del popolo italiano. Se dal punto di vista squisitamente militare alla sconfitta del nazifascismo hanno contribuito un insieme di forze, dalle brigate partigiane agli Alleati, nelle coscienze, finalmente di italiani, ci siamo liberati da soli. L’abbiamo voluto noi.



La Costituzione Repubblicana nasce da quegli eventi e dai Valori che Resistenza e Liberazione hanno incarnato. Non ce n’è un’altra. E’ quella. Chi fa parte dello Stato, chi ha responsabilità, chi si sente uomo delle Istituzioni deve obbedienza a quel testo e al 25 aprile.

Celebrare questo anniversario è anche una forma di rispetto per la nostra Storia, per l’Italia e quindi per noi stessi. In questi giorni diversi sindaci, indegni di esercitare questo ruolo, snobbano questa ricorrenza. Con una superficialità disarmante riducono ferite profonde che hanno dilaniato le loro stesse comunità e di cui tante famiglie serbano il ricordo, per puerili e mendaci riletture storiche o per indifferenza e superficialità che non sono tollerabili da parte di chi si occupa della res publica.

Da cittadino sono indignato di fronte a casi come quello di Cumiana, Città Medaglia d’Oro al Merito Civile, dove il commissario prefettizio Marita Bevilacqua non ha ritenuto di festeggiare la ricorrenza perché “fuori città”. La sua risposta di fronte alle montanti polemiche è stata imbarazzante in quanto si è difesa dicendo di aver comunque previsto l’acquisto di alcune corone di fiori. Bontà sua.

Il 3 aprile 1944 un reparto del 7º Battaglione Milizia Armata, le cosiddette SS italiane, rouppe una difficile trattativa di scambio di prigionieri con le brigate partigiane fucilando 51 persone, quasi tutte uccise per mano del sottoufficiale Richard Rokita, sbronzo di cognac, con un colpo alla testa. La storia non ha ancora fatto chiarezza sulle dinamiche di quella avventata quanto tragica decisione tedesca, con la situazione precipitata un’ora e mezza prima della scadenza dell’ultimatum e - si seppe poi - con la disponibilità dei partigiani ad una mediazione. Ciò che è accertato, invece, fu l’esito di quell’eccidio. Per Cumiana, infatti, la vicenda si concluse con cinquantuno vittime tra i civili (poi oltraggiate con l’acido e sostanze caustiche per impedirne il riconoscimento), quarantacinque orfani, trentatré vedove e quasi metà del paese incendiato.

Ed è qui che mi chiedo: può chi si trova ad amministrare gli interessi di una comunità, anche se solo come commissario prefettizio, farsi beffa di un episodio del genere? Sono sufficienti i 75 anni trascorsi per ridurre il dolore di famiglie straziate a una retorica corona di fiori, posata non si sa da chi e con un gesto meccanico del braccio?

Il 25 aprile incarna prima di tutto gli ideali della Democrazia e della Libertà, l’affermazione dei Diritti Fondamentali di ogni Essere Umano ed il rifiuto di ogni prevaricazione, del totalitarismo e della dittatura, dell’antisemitismo. Esalta il valore della Pace come bene supremo. Ed è, insieme al 2 giugno e al 4 novembre, la Festa dell’Italia. E’ patriottico ed identitario.Chi lo descrive come “derby tra comunisti e fascisti”, in una presunta posizione di terzietà dal sapore pasqualmente ponziopilastesco, sa benissimo che così facendo alimenta una contesa che non dovrebbe aver senso; riduce un popolo in lotta per la libertà, composto dalle componenti più svariate, a parte; ridà aria ai nostalgici del ventennio, vedendo come normale che una rappresentanza fascista possa partecipare all’agone politico.Vale la pena ricordare che la Costituzione, nella XII delle disposizioni transitorie e finali - avente valore permanente - prevede che “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Il fascismo è fuori legge, esattamente come le mafie, che sono fuorilegge anche negli altri 364 giorni dell’anno, non solo il 25 aprile!

Chiunque eserciti incarichi pubblici non può dirsi equidistante rispetto alla Festa di Liberazione!

Parrà scontato, per tornare a prima, ma oggi dobbiamo ribadirlo.

E anche alla luce dei casi di Cumiana, Lentate sul Seveso, auspico che chiunque avrà l’onore di amministrare questo comune a partire dal prossimo anno, abbia a cuore il festeggiamento di questa ricorrenza, come è avvenuto per tutti i sindaci di Cesano Boscone dal dopoguerra ad oggi.

Scontato, ancora, che il fascismo fu origine di orrori e malgoverno, ben prima dell’alleanza con la Germania Nazista e la sciagurata partecipazione al Secondo Conflitto Mondiale. Ma anche questo oggi è da ricordare viste le campagne di fake news che mirano a rivalutare Benito Mussolini ed il suo operato, attribuendogli, tra le altre, riforme sociali che non ha mai varato tra cui ricordiamo pensioni, assistenza sanitaria e cassa integrazione. Il regime fascista tolse agli italiani diritti fondamentali come le libertà di voto, di associazione, di sciopero e di opinione. La pena di morte per reati politici era pratica comune, tanto che vi si ricorse in 42 casi, cui sono da aggiungere 4.596 condannati dai tribunali speciali, di cui 697 minorenni e 27.735 anni complessivi di carcere e confino politico.

Il mito degli investimenti pubblici era alimentato dalla gigantesca crescita del debito, prima ancora che le spese militari prendessero il sopravvento. Un certo John Maynard Keynes riportava che nel 1922 il debito pubblico italiano ammontasse a 93 miliardi di lire, per poi crescere ai 148 del 1934 e giungere addirittura ai 405 miliardi del 1943 con un vertiginoso incremento annuo del 7.2%. A fronte di ciò, il PIL italiano è aumentato annualmente dal 1922 al 1938 di solo lo 0.96%. Una sproporzione incredibile tra gli investimenti fatti e il loro ritorno. Di certo non migliorò le condizioni di vita degli Italiani che nel 1938, in media, guadagnavano ⅓ rispetto ai francesi, anche in virtù della politica di riduzione dei salari attuata in seguito alla crisi del ‘29: potevamo vantare un record, sì, quello di avere gli stipendi più bassi di Europa.

Perfino il mito della Patria e dell’orgoglio nazionale è ben poca cosa se riferito all’epopea del dittatore italiano: promosse assurde campagne coloniali parlando a sproposito di Impero di fronte alla conquista dell’Etiopia; fece inginocchiare l’Italia davanti a Hitler, in un rapporto sempre segnato dalla subordinazione; liberato dai nazisti, osò dividere l’Italia, fondando la Repubblica sociale, fantoccio della Germania. 

Tra i tanti aspetti non scontati che riconduciamo al 25 aprile c’è l’incredibile ed inaspettato successo internazionale di “Bella Ciao”, il canto che nel tempo è divenuto l’inno della Resistenza. E stavolta, finalmente, siamo di fronte a un evento positivo.Nonostante gli anni siano passati anche per questa bella canzone, nonostante la barriera linguistica rappresentata per molti dall’italiano, le sue note sono ovunque simbolo di riscatto, di libertà e di speranza verso l’avvenire. Molte piazze del mondo - dalla Francia alla Grecia, dalla Turchia a Wall Street, fino alle donne curde in lotta con l'Isis - conoscono la sua melodia ed il suo testo. Ed incredibilmente i giovani che globalmente si battono per il clima hanno adottato questo vecchio motivo per farne il loro inno.Non è stata scelta per la musica ma per ciò che rappresentano i suoi versi. 

L’orgoglio tutto italiano della Liberazione e della Resistenza che un giorno anche questo Paese potrà esaltare, senza distinguo, avendo fatto la Pace con la sua Storia.

W la Resistenza
W la Costituzione
W l’Italia



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