News: Capaci... E Noi
(Categoria: Cesano)
Inviato da Simone Negri
giovedì 23 maggio 2019 - 12:46:36



strage-di-capaci.jpg
Scorre via l’ennesimo anniversario della strage di Capaci. L’Italia perdeva uno dei suoi uomini migliori, quello che più di chiunque altro, grazie al suo acume, alla sua attenzione, aveva capito come funzionava la mafia, quanto fosse influente, quale grado di organizzazione avesse raggiunto. Il martirio di Giovanni Falcone ce l’ha restituito come un santo civile. E’ diventato insieme a Borsellino l’icona della lotta alla mafia, e a quella gran parte del nostro Paese che è malata.

Non è certo la categoria di persone per cui si possa spendere la frase fatta “è morto semplicemente perché faceva il suo lavoro” perché è del tutto evidente che siamo di fronte all’eroe, quando vi scorgiamo la consapevolezza dei rischi corsi, la solitudine se non addirittura avversione (sicuramente istituzionale), l’incredibile determinazione. Non era solo il coraggio ad essere straordinario in lui, ma anche le sue qualità come magistrato e le sue qualità umane: solo lui riuscì a creare con il pentito Tommaso Buscetta quel clima di stima e fiducia reciproca che gli hanno permesso di far piena luce sul mondo mafioso.

Immagino che Falcone fosse un uomo in grado di sostenere ritmi di lavoro assurdi, seguendo una traccia o un’intuizione. E ne aveva. Fu tra i primi a comprendere ad esempio quale fosse il livello di radicamento della mafia nel Nord-Italia e noi cesanesi dovremmo ricordarcelo perché la famosa inchiesta Duomo Connection partì proprio qua da noi, in quartier Tessera.



Fu il primo a capire quanto la mafia fosse una realtà cangiante e mimetica in funzione delle esigenze, dei contesti e dei tempi. Mi hanno colpito molto, un anno fa a Cesano, le parole di un giornalista che conosce il fenomeno come pochi altri: Attilio Bolzoni di Repubblica. Raccontava che sui muri della zona intorno a Capaci recentemente sarebbero comparse scritte “la mafia è una montagna di merda”. Frase inequivocabile, concetto chiarissimo. Peccato che si scoprì che a scriverli erano stati uomini legati alle cosche. Gli stessi che qualche anno prima avevano tutto l’interesse a negare l’esistenza di questa organizzazione criminale, si sono impadroniti di uno slogan, di comodo, facile. Non costa nulla scrivere “la mafia è una montagna di merda”. E’ talmente sfuggente, plasmabile che una frase-fatta viene svuotata di significato. Ed è una forma di sottile umiliazione per chi ci crede, per chi contro la mafia lotta e si impegna.

Per molti invece la mafia è rimasta cristallizzata alle stagione delle stragi, agli anatemi di Michele Greco detto “u papa”, alle coppole. Vengono eretti altari per i due giudici eroi e lì ci si ferma, come se fosse un fatto storico, finito e Falcone e Borsellino fossero due icone.

In realtà le mafie ci sono e sono cambiate diametralmente. Si sono adattate alle leggi, si muovono carsicamente, sono ancora più aderenti all’economia. Hanno ampliato a dismisura la “zona grigia”, quella di faccendieri, colletti bianchi, professionisti, imprenditori apparentemente puliti e spendibili ma assolutamente contigui. Per raggiungere i loro fini non hanno spesso la necessità di sparare, anche se ricorrono comunque alla violenza, magari non fisica, verbale, addirittura legale: a volte basta una querela per zittire un giornalista.

L’errore che si compie è ancor più grave se si trattano organizzazioni criminali diverse, come la ‘ndrangheta, pensando di avere di fronte la mafia siciliana. Le strutture e le modalità di azione differiscono incredibilmente.

Veniamo a noi. In questi anni di amministrazione mi sono fatto l’idea che nella realtà che ci circonda un fenomeno come la ‘ndrangheta sia estremamente pervasivo. Il clima è assolutamente tranquillo e apparentemente non ci sarebbe motivo di preoccupazione. Il nostro comune sembra esente da tentativi di infiltrazione, non sono a conoscenza di minacce, di avances, di tentativi di corruzione. A volte mi domando se siamo noi, amministratori e funzionari che non diamo adito a certi interessi o se, rispetto all’oceano di attività redditizie dell’area milanese, tutto sommato il nostro comune sia decisamente poco appetibile. O, ancora, se non ce ne accorgiamo.

Vedo però nel mondo economico una grande capacità di movimento, tante operazioni che riesco a spiegarmi solo nell’ottica del riciclaggio di denaro sporco, vedo attenzioni ovunque, dalla sfera produttiva a quella commerciale. Addirittura nel campo sportivo. Oltre agli esponenti direttamente riconducibili alle famiglie, a preoccuparmi è questa enorme “zona grigia”, fatta di insospettabili e pure di persone assolutamente incoscienti e in buona fede, che però hanno rapporti di lavoro, amicali con chi è colluso. Sono proprio queste le persone più pericolose perché normalizzano e umanizzano: “Sì, si dice, ma con me si è sempre comportato bene, anzi è sempre stato gentile e disponibile”. Lo dicono ingenuamente. E pure l’ingenuità è un rischio che chi si occupa di pubblica amministrazione non può permettersi.

Quando ti accorgi di questo, vivi in un dissidio terribile. Da un lato devi evitare il più possibile il contatto con chiunque sia sospettabile di avere relazioni pericolose. Dietro a qualsiasi cittadino potrebbe nascondersi, se non direttamente un ‘ndranghetaro, un colluso. Bar, ristoranti, alcuni contesti sono tutti da evitare perché lì rischi di fare brutti incontri. Dall’altro non puoi fare il sindaco stando chiuso nella torre d’avorio, senza incontrare nessuno, senza creare un rapporto con la gente. 

Bisogna darsi delle regole anche per questo. La premessa è chiaramente essere onesti e condurre uno stile di vita sobrio, dimostrando che ciò che interessa è la politica e non il denaro o la bella vita. Ma è la premessa, non basta.
Innanzitutto c’è la necessità di tenere sempre gli occhi aperti e di essere prudenti nei confronti di chiunque, cercando di reperire su ognuno il maggior numero di notizie possibili. Non di tutti puoi sapere tutto, ma di tanti puoi sapere e cominciare a tirare una linea.

Parallelamente, gli incontri con qualsiasi operatore economico devono avvenire in comune e alla presenza dei funzionari. Mai incontrare chicchessia da soli e nelle sedi non a ciò dedicate. Per quanto mi riguarda, il pranzo di lavoro esiste solo con i miei assessori e consiglieri, non con portatori di interessi del territorio. 

E non ci sono solo soldi, ci sono anche i voti. In questo, la regola che mi sono dato è di non chiedere mai a nessuno di essere votato. Se ti piaccio e mi stimi, mi voti. Ma non sono stato io a chiedertelo. Quindi non solo non bisogna fare promesse, ma evitare che chiunque possa un giorno rivendicare una richiesta, magari acconstandola a un suo interesse.

E’ centrale alimentare un costante rapporto con i Carabinieri: il confronto è prezioso, riportare qualsiasi segnale, qualsiasi movimento sospetto, avere dei consigli, essere supportati, informarli continuamente sulle principali attività amministrative, sulle operazioni più importanti. Nello stesso tempo siamo iscritti ad Avviso Pubblico, una realtà che di certo può indirizzare, mettere in luce e far conoscere ai comuni le buone pratiche, orientando anche alcune scelte ed aiutando nella predisposizione degli atti.

Per quanto riguarda l’attività amministrativa, un’attenzione specifica meritano le gare. A noi come “politici con la p minuscola” spetta di definire le scelte di fondo, le prospettive. Ma una volta definite queste, noi ci dobbiamo disinteressare completamente dei bandi, delle procedure, di chi è coinvolto. Non possiamo avere nessun ruolo attivo, nè possiamo interloquire con (o dei) potenziali operatori. Spetta a noi una funzione di controllo, sicuramente, ma a posteriori. Le gare hanno una loro sacralità: che ne parlino e ne discutano le commissioni preposte, non di certo noi amministratori. E questo è un principio cardine che, pur scritto nelle leggi (soprattutto dopo la riforma degli enti locali) è ancora disatteso da tanti. 

In questi anni abbiamo esteso l’impiego dei bandi e ridotto drasticamente gli affidamenti diretti, anche grazie all’abbassamento della soglia minima oltre la quale si deve procedere con una gara. Abbiamo in ogni settore favorito meccanismi di rotazione, di ricambio degli operatori. Abbiamo inasprito i meccanismi di controllo sulle gare ed abbiamo redatto un rigido “piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza”.

Un altro aspetto chiave è la scelta dei funzionari. Nei settori più a rischio è del tutto evidente che si debbano privilegiare, oltre alle competenze, coloro i quali garantiscano comportamenti lineari, che siano dotati di autonomia e carattere, in grado di fronteggiare senza timidezza qualsiasi tipo di soggetto, che non alimentino sospetti di sorta. Se risultano antipatici rispetto ad alcuni settori economici, è meglio.

Proprio alla luce di questa consapevolezza, della nostra estraneità assoluta alle procedure di gara e della fiducia che nutriamo nei confronti dei funzionari che abbiamo nel nostro comune, siamo assolutamente tranquilli rispetto alle principali gare condotte in questi anni, dalla refezione scolastica al servizio di igiene ambientale.

Infine, dobbiamo investire ancora di più rispetto a quanto fatto in questi anni, su una efficace cultura alla legalità. Strano ma vero, proprio su questo tema i giovani sono attenti e si fanno coinvolgere. Dobbiamo riuscire a far crescere questo movimento, nelle scuole, a far sì che le nuove generazioni siano sempre più esigenti nei confronti della politica, non solo per la qualità delle scelte messe in campo, ma anche per la qualità del personale politico e del suo comportamento, soprattutto nei confronti del fenomeno mafioso.

Anche per me, come per tanti giovani amministratori, una delle leve che ci ha fatto avvicinare alla politica sono state le immagini della carneficina di Capaci. Quando, un paio di anni fa, ho visto ciò che resta della Quarto Savona 15, la macchina degli agenti di scorta di Giovanni Falcone, accartocciata in un cubo di vetro, mi son venuti in mente i “brandelli di muro” di Ungaretti e mi sono messo a piangere. Quel tritolo ha fatto sobbalzare qualcosa di potente dentro tanti di noi. E ci brucia dentro ancora.

L’impegno nel continuo contrasto alle mafie è un ideale di gioventù a cui rimarrò per sempre fedele.

*****

Ci tengo a segnalarvi il link al blog "Mafie" di Repubblica, dove oggi sono pubblicati alcuni scritti su Giovanni Falcone particolarmente significativi e utili nel ricostruire la figura di questo straordinario magistrato.
http://mafie.blogautore.repubblica.it/



Questa news proviene da Simone Negri Sindaco di Cesano Boscone
( http://www.simonenegri.it/news.php?extend.322 )