News: I Medici-Panda e la Desolazione della Provincia
(Categoria: Cesano)
Inviato da Simone Negri
mercoledì 05 maggio 2021 - 12:42:27


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Mi capita sempre più di frequente di essere ospite dei dibattiti organizzati dal Comitato Sud Ovest Milano - Cittadini a sostegno della Sanità Pubblica. Si tratta di occasioni di confronto molto utili in cui vengono messe a fuoco, in un contesto indipendente dai partiti politici, le principali tematiche che attengono i tanti aspetti della nostra sanità. Credo che il comitato sia nato a seguito della discussa operazione volta a fondere San Paolo e San Carlo in un unico grande ospedale; sta di fatto che oggi è un osservatorio prezioso sulla sanità del nostro territorio in cui si possono sentire diverse voci, dai consiglieri regionali ad esponenti dell’ordine dei medici, dalle rappresentanze sindacali agli immancabili sindaci.

Al di là dell’emergenza Covid (e delle annesse criticità), per conto di tale comitato ho affrontato in diverse occasioni la penuria dei medici di medicina generale (MMG). Non sono un esperto, chiaramente, e la mia resta la prospettiva di un sindaco che parte nelle sue analisi dal contesto in cui opera. Da anni a Cesano siamo impegnati nel tentativo di avere un medico per il quartiere Tessera e questa attenzione mi ha permesso di approfondire, per quanto di interesse, i meccanismi con cui vengono arruolati i medici di famiglia.

Proprio negli ultimi giorni si sta ripetendo un mesto spettacolo cui purtroppo siamo sempre più abituati: decine di famiglie scoprono da un biglietto affisso in vetrina che il loro medico non è più in servizio e si devono rivolgere all’ASST per la scelta del nuovo dottore. Oltre alla comunicazione “rivedibile”, spesso non c’è nessuna scelta da fare: nel migliore dei casi si trova uno sconosciuto cui affidarsi, senza poter condurre valutazione alcuna. Diversi sono stati i messaggi di cittadini sconsolati in coda - fenomeno inedito fino a qualche tempo fa - in via Marzabotto per il medico.



Ciò che oggi sorprende i malcapitati cittadini, purtroppo emergeva già chiaramente nelle carte in tutta la sua drammaticità nei mesi scorsi. 

Per via dell’impegno con il Comitato, infatti, ho scoperto quanto segue.

Il 21 ottobre 2020 Regione Lombardia pubblicava l’avviso relativo agli “ambiti carenti di Medicina Generale e di Pediatria di Libera Scelta e le ore vacanti” volto a reclutare nuovo personale sanitario nei territori.

I numeri di Milano mi avevano colpito: tolte Lodi e provincia, che pure fan parte della nostra ATS, in Città Metropolitana mancavano ben 202 medici di medicina generale su 2.107 posti totali. Si poteva pertanto desumere che, a parità di standard MMG/cittadino, circa 1 milanese su 10 potesse essere senza copertura medica.

Il 15 marzo 2021 è stato invece pubblicato un nuovo avviso, identico al precedente se non fosse che la carenza di medici ne risultava acuita: in Città Metropolitana, infatti, venivano banditi ben 231 posti vacanti.

La prima riflessione è lo scarso successo con cui si arruolano nuovi MMG. Quei numeri in realtà sono ben più complessi: sicuramente ci sono nuovi innesti - molti dei quali purtroppo rinunciano soprattutto se sono specializzandi - ma risultano insufficienti a fronte delle cessazioni. Si sapeva infatti che sarebbero stati veramente numerosi i medici che sarebbero andati in pensione in questi mesi e il Covid-19 - più che Quota100 - ha fatto sì che molti di loro decidessero di dismettere camice e fonendoscopio anzitempo.

Quei numeri nascondono una realtà ben più grave che ritengo vada portata alla luce: mentre la Città di Milano vedeva ridursi il suo bisogno di MMG, passando da 56 posti vacanti a 25, nella ex provincia il fenomeno è invece esploso, perdendo nell’arco di 6 mesi ben 60 medici (da 146 a 206 posti messi a bando).

Con l’avviso di ottobre è cioè avvenuto che mentre Milano ha visto ridursi la sua carenza di medici di medicina generale dal 6% al 2,7%, i paesi della provincia hanno visto esplodere i posti scoperti dal 12,32% al 17,38%. Considerando che si tratta di valori medi, potete immaginare quanto questo fenomeno sia drammatico.

Nello specifico di alcuni contesti, ecco i numeri:
  • Corsico - Cesano: da 2 a 11 posti a bando
  • Buccinasco-Trezzano-Assago-Cusago: da 8 a 10 posti a bando
  • Rozzano-Basiglio: da 5 a 10 posti a bando
  • San Donato-San Giuliano: da 8 a 12 posti a bando
  • Cologno Monzese - Sesto San Giovanni: da 8 a 14 posti a bando
Considerando che un medico di famiglia normalmente assiste 1.500 pazienti, divertitevi voi a stimare quante persone sono potenzialmente senza medici. Sottolineo il “potenzialmente” perché qui siamo di fronte a posti messi a bando, non esattamente al numero di dottori che manca (ma temo sia solo una precisazione per essere corretti…).

Penso che non si possa capire cosa sta avvenendo, pur in un panorama difficile già a livello nazionale, se non si fotografa questo trend: i paesi della provincia che già soffrivano dell’assenza di medici in diversi contesti hanno visto peggiorare la propria situazione, mentre nella città di Milano - almeno stando ai numeri - pare che il problema sia rientrato.

Perché avviene questo? Perché i medici possono scegliere: sono pochi rispetto ai posti e cercano le piazze migliori. Inutile che vi spieghi perché è preferibile aprire uno studio in piazza San Babila piuttosto che negli spazi commerciali di Aler in via Turati del quartier Tessera di Milano.

Inoltre non ci sono agevolazioni per chi si fa carico delle “sedi vacanti” dove nessuno vuole andare. Probabilmente se un medico fosse incentivato a scegliere contesti più complessi, lo farebbe anche.

Ovviamente non è colpa dell’ATS e di chi segue questi bandi: fanno il loro lavoro. E neppure dei medici. Non è un problema di efficienza ma siamo di fronte a un sistema di regole che dimostra di non essere adatto. Il problema è sì su scala nazionale, ma è più profondo in Lombardia e in particolare da noi è ulteriormente aggravato da questa componente territoriale.

Inutile girarci intorno: esiste una nuova forma di disuguaglianza nell’accesso alle cure e ai servizi del sistema sanitario che è legata al contesto in cui si risiede. Chi vive a Milano, oltre probabilmente ad avere un reddito superiore e migliori servizi (penso al trasporto pubblico), ha anche maggiore probabilità di poter sostituire il medico che va in pensione rispetto a chi vive in provincia.

Il discrimine non è solo avere il medico o non averlo. Siamo di fronte a una mortificazione del ruolo dei medici di medicina generale, relegati a compilatori seriali di ricette e certificati. Non comincia certo oggi, ma pensate a quanto si sia snaturato il rapporto medico - paziente nel corso degli ultimi anni. Mi viene detto che ad alcuni MMG del territorio viene proposto di assistere 1.800/2.000 persone… come può fare un medico a seguire tutti quei pazienti con una popolazione sempre più anziana e bisognosa (e lasciamo perdere per un attimo il Covid)?

Inoltre i cittadini sono messi sempre più di fronte all’impossibilità di scegliere. Non puoi scegliere quale medico. Non importa se il dottore sia più o meno bravo. Se vuoi essere assistito, devi prendere chi passa il convento. I medici, indipendentemente dal loro valore e dal loro impegno, si riempiranno di pazienti, senza avere stimoli magari a fare meglio, senza concorrenza e ritengo che anche questo determini un generale scadimento del servizio offerto alle comunità.

Continuo a ripeterlo: ricordatevi che il sistema sanitario lombardo ha come cardine la libertà di scelta. Tocchiamo con mano, proprio in questa crisi del medico di famiglia, quanto tale concetto sia nei fatti inapplicabile.

L’ultima lettera che un nutrito gruppo di sindaci - me compreso - ha scritto ai vertici regionali è di qualche giorno fa. Credo però che non basti. Dobbiamo sollevare la questione continuamente e far capire all’opinione pubblica dove risiedano realmente i problemi. 




Questa news proviene da Simone Negri Sindaco di Cesano Boscone
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