News: I Ragazzi del Falcone-Righi in Campo Contro la Mafia
(Categoria: Cesano)
Inviato da Simone Negri
lunedì 24 maggio 2021 - 18:26:18


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Sinceramente non sapevo - non “non ricordavo”, ma non sapevo proprio - che Antonino Caponnetto, a capo del pool antimafia istituito da Rocco Chinnici e “padre di spirito” di Falcone e Borsellino, fosse stato ospite del nostro territorio dopo le stragi.

E’ successo. L’occasione si era concretizzata grazie all’istituto Falcone-Righi in data 4 giugno 1994. Di quell’incontro la scuola ha conservato una registrazione in VHS e oggi quella straordinaria testimonianza - oltre un’ora di intervento - è a disposizione di tutti grazie a “La Mafia tra noi”, il progetto che ha visto attivo un gruppo di ragazzi (credo delle quinte, su tutti la 5B informatica) del nostro istituto e che è stato presentato alla vigilia del 29° anniversario della strage di Capaci.

Per l’occasione la scuola ha voluto con sé noi sindaci e Don Massimo Mapelli, animatore de La Masseria di Cisliano, bene confiscato che è diventato il vero punto di riferimento dell’antimafia del sud-ovest.

Sul progetto ero stato coinvolto qualche mese fa dal Prof. Aldo Guastafierro, come noto, nostro assessore e consigliere negli scorsi mandati, che ha coordinato gran parte delle attività e ci ha messo una passione senza eguali. Oltre a partecipare fisicamente sabato, infatti, noi sindaci siamo stati intervistati sull’utilizzo dei beni confiscati dei nostri comuni e su questi i ragazzi hanno realizzato delle schede, li hanno mappati e georeferenziati in un apposito portale. 



Portare alla luce il tema della gestione dei beni confiscati è una forma di controllo sociale che ci fa bene: passa da questi infatti, come ha ben spiegato Don Massimo Mapelli, una parte consistente della nostra attività di contrasto culturale alle mafie. Infatti si tratta di proprietà che non solo vengono sottratte alla criminalità organizzata ma vengono messe in moto per dare delle risposte vere, tangibili (si pensi a cosa significhi dare un tetto a chi non ce l’ha), spesso a fasce della popolazione che più potrebbero essere suscettibili del fascino mafioso e di quel modo di vivere. Di quei modelli. 

La gestione sociale di questi beni può essere uno degli anelli che congiungono l’antimafia istituzionale, quella delle amministrazioni comunali in primis, e l’impegno e la consapevolezza della società, delle giovani generazioni su tutte. Questo merita un inciso e l’attenzione che anche sabato i relatori - io fra questi - hanno dedicato al tema: non sfugge il senso profondo dell’iniziativa del Falcone-Righi, come si resta impressionati nell’apprendere che in questi anni da Libera Masseria sono passati ben 11.000 ragazzi. Si tratta di passione autentica, di un coinvolgimento profondo. Ne abbiamo bisogno, oggi a maggior ragione.

la_mafia_tra_noi_me.jpgQualche tempo fa un carabiniere mi faceva notare come fra le più popolari serie degli ultimi anni, quelle sulle eminenti figure di malavitosi veri o presunti fossero di gran lunga le più popolari. Questo avveniva a discapito invece di “sceneggiati”, per dirla con un termine degli anni 70-80, dove i protagonisti erano detective, eroici poliziotti, gli stessi magistrati. Da “La Piovra” e “il Maresciallo Rocca” siamo passati a “Gomorra”, “Narcos” e pure, nonostante il diverso contesto, ai “Peaky Blinders”. Non voglio farne un discorso moralistico perché sono il primo a seguire, seppur svogliatamente, queste serie e mi domando spesso quale sia la fascinazione che dei ragazzini possano provare di fronte alle figure carismatiche dei protagonisti. Ciò che viene passato, senza filtri e senza contrapposizione, è un modello. E per qualcuno risultano credibili way of life. Ripercorro questi pensieri ogni volta che sento di un’operazione di polizia, spesso dell’antidroga, nei quartieri di Milano (e penso ai fatti recenti del Tessera) dove si rinviene negli atteggiamenti, nell’abbigliamento, nell’organizzazione, nella scala valoriale dei più giovani tutta la mitologia di queste serie. Gomorra su tutte.

Per contro, l’impatto delle immagini delle stragi, della forza di un Paese che si indignava e ribellava, dell’idea di una mafia come nemico dello Stato (e viceversa) è meno avvertito. Oggi conosciamo più organizzazioni mafiose che hanno però cambiato modalità d’azione: meno omicidi, meno evidenti nelle manifestazioni ma più capillarmente inserite - a livello nazionale e non solo - nel tessuto sociale, con uno spaventoso allargamento della cosiddetta “zona grigia”. Le indagini sulla Trattativa hanno anche determinato una sorta di “peccato originale” dello Stato: erano personaggi e corpi deviati a tessere relazioni con la mafia oppure era la parte sana delle nostre Istituzioni ad essere diventata minoritaria?

Tutto ciò per sollevare il tema della necessità cogente di un’antimafia sociale, delle comunità, delle associazioni, del tessuto economico e produttivo. L’impegno delle Istituzioni, a partire dai comuni, resta centrale, ma da solo non basta. Ci serve un’antimafia viva e dinamica, non solo la retorica e gli slogan che alla fine sono stati adottati anche dai mafiosi. Abbiamo bisogno, noi amministratori locali, di essere controllati, di sentire il fiato sul collo: non tanto di magistrati, forze di polizia (oddio, nel caso dovesse servire…) ma prima ancora di cittadini esigenti, come gli studenti che abbiamo incontrato e che esortandoci ci affiancano rispetto all’attenzione che dobbiamo al contrasto alle mafie e all’impiego dei beni confiscati.

Ed è proprio di un’antimafia dei giovani ed in cui i giovani si riconoscano quella di cui abbiamo più bisogno.
Per questo l’impegno dei ragazzi (e dei docenti) del Falcone-Righi è prezioso: si vede quanto un progetto viene portato avanti perché si è obbligati e quando veleggia sulle ali dell’entusiasmo. Pensavo che non sia un caso che stiamo parlando di uno dei migliori istituti di Milano (e d’Italia, lo dicono le classifiche). E’ il sinonimo di un modo di lavorare, dell’intraprendenza e della vastità dei progetti (un sito, le interviste, una grafica, il murale, il lavoro d’archivio), la competenza con cui vengono condotte le attività.

Se è vero che la mafia è tra noi - verità ahimé indiscutibile - è altrettanto vero che tra noi ci sono anche i semi per il riscatto, quelli che ha depositato Caponnetto oltre 25 anni fa, quelli che son passati dalle tante Libera Masseria d’Italia, quelli che stanno germogliando con questo bel progetto…

Complimenti e avanti insieme! 

Non mi resta che invitarvi a visitare 

Il portale del progetto “La Mafia tra noi”

La sezione dedicata ai beni confiscati a Cesano
 
L'intervento di Antonino Caponnetto

Il video dell'evento di sabato 22 maggio 2021



Questa news proviene da Simone Negri Sindaco di Cesano Boscone
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