News: Agenda Metropolitana per lo Sviluppo Sostenibile: il Rapporto dei Territori di Avsis
(Categoria: Programma)
Inviato da Simone Negri
giovedì 10 marzo 2022 - 16:56:24


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Quando racconto dell’Agenda dello Sviluppo Sostenibile che sto seguendo all’interno della mia delega all’Ambiente per Città Metropolitana, mi capita spesso di percepire un filo di diffidenza da parte dei miei interlocutori. In particolare, i temi ambientali non fanno parte delle sensibilità culturali di molti di noi e al contempo ragionare in modo critico su modelli alternativi di sviluppo è sempre stato visto come attività di nicchia di benpensanti, o forse di perditempo. 
 
Fino a qualche anno fa, pur non facendo parte di questa schiera, ero comunque tiepido nei confronti di questi argomenti, perché venendo da studi scientifici, rilevavo in molti casi l’assoluta sconnessione dai dati, l’assenza di un metodo e derive sovente ideologiche. 
 
Nel frattempo i cambiamenti climatici, le letture, l’impegno politico e l’insofferenza in particolare per alcune mostruosità del nostro modo di vivere – la densità abitativa, il consumo di suolo, l’inquinamento diffuso – mi hanno convinto che ci si dovesse impegnare in un profondo cambiamento degli stili di vita, dei modelli di produzione e di consumo. 
 
I DGS
Pur tra notevoli criticità, i governi si sono dotati di strumenti per affrontare le sfide globali in cui siamo immersi e tra questi l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è tra i più rilevanti. Sottoscritta da tutti i paesi delle Nazioni Unite, prevede 17 SDGs (Sustainable Development Goals), 17 grandi ed ambiziosi obiettivi nei diversi ambiti che impattano la vita sulla Terra (dall’impegno per sconfiggere la fame e la povertà, all’accesso per tutti ad acqua sana, all’istruzione, all’impegno per la salute, per energie pulite).



Le Istituzioni nazionali ed internazionali sono quindi chiamate ad un lavoro di territorializzazione dei SDGs in modo che non rimangano dei “buoni propositi” di carattere generale ma che ci si possa lavorare a livello locale, partendo da quelli più cogenti e traducendoli in funzione dell’area geografica di applicazione. Si stima infatti che il 62% dei target dei diversi goal saranno irrealizzabili senza un coinvolgimento delle istituzioni subnazionali (nel nostro caso regioni, province, comuni). 
 
Il ruolo di CMM 
Città Metropolitana di Milano nel corso dei due anni precedenti è stata impegnata, in collaborazione con il Ministero della Transizione Ecologica e altre Città Metropolitane, oltre ad alcune università tra cui il Politecnico di Milano e la Bocconi, a creare – partendo dall’Agenda 2030 dell’ONU – un’infrastruttura per il lavoro da fare nel complesso territorio milanese. 
 
In queste settimane, attraverso una serie di incontri aperti a diverse realtà, dai comuni ai professionisti, CMM sta presentando i contenuti della propria Agenda Metropolitana Urbana per lo Sviluppo Sostenibile, articolando le presentazioni su analisi, strumenti ed azioni. 
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Il Rapporto dei Territori 2021
Primo punto. L’analisi. Leggere i territori, le nostre aree omogenee, i nostri comuni. Da dove partiamo? Quali sono stati i cambiamenti rispetto agli SDGs presi in esame? 
 
Significa partire da dati ed avere dei sistemi di misurazione. In questi termini, lunedì è stato presentato il Rapporto dei territori 2021 di Avsis, che fornisce un quadro – attraverso un sistema di indicatori semplici e compositi – del posizionamento di Regioni, province e comuni rispetto ai 17 grandi obiettivi fissati dall’ONU. Si tratta di uno strumento veramente prezioso, soprattutto per chi, ad ogni livello, è un decisore pubblico perché rappresenta un bagno di realtà, oggettivo ed imparziale, rispetto alla situazione delle aree oggetto di studio. 
 
Anche noi sindaci, a volte, ci innamoriamo della narrazione che facciamo dei nostri comuni. Quante volte abbiamo sentito – e non solo in campagna elettorale – che “il nostro paese è ricchissimo di verde” e magari, pur avendo un bel parco, è urbanizzato quasi completamente. In questi termini, il rapporto dei territori può essere severo e far emergere scomode verità. Si tratta però di una fotografia che, anche se impietosa a volte, può favorire la comprensione e suggerire nuove azioni, nuove politiche. Questo documento è costruito utilizzando indicatori e metriche che sono gli stessi impiegati ad ogni livello, dall’ONU alla UE, fino all’ultima unità amministrativa dei Pirenei, dei Carpazi o delle Ande. Fornisce quindi indicazioni che sono assolutamente confrontabili. Ovunque. Questa è una forza incredibile perché rende tutto il sistema affidabile. Gli obiettivi sono misurabili
 
Inoltre si è voluto – giustamente – puntare alla massima trasferibilità e condivisione di queste conoscenze. Pertanto, nell’ottica della trasparenza e per rendere questi dati “leggibili” da tutti, sono stati elaborati dei sistemi grafici immediati, quali le freccette, in grado di far comprendere immediatamente i risultati delle analisi, che peraltro sono dinamiche, riferite cioè a periodi diversi (breve/lungo periodo). 
 
E’ del tutto evidente che si tratti di un sistema che permette ai cittadini di verificare l’operato, anche della politica. Probabilmente il sistema politico italiano non ha nelle sue corde l’idea di aprirsi al controllo, a rendere conto, a riflettere sui risultati. Anche da questo punto di vista siamo di fronte a un cambio di paradigma, ma del resto: “ce lo chiede l’Europa!”.
 
Il Quadro Attuale
Venendo al quadro regionale e metropolitano, emerge tutta la severità dei dati, che ci chiama a una grande responsabilità per il futuro. 
 
E' pur vero che c’è qualche indicatore positivo, ma su tante questioni – ambientali, sociali ed economiche – la strada da fare è veramente in salita. Se infatti sono previsti miglioramenti sul trasporto pubblico, sulla copertura di piste ciclabili, sull’istruzione di alto livello, ci sono alcuni aspetti su cui si fa veramente fatica e penso a come la pandemia abbia esacerbato le disuguaglianze, al consumo di suolo (che è aumentato vertiginosamente in CMM dal 2015 al 2020), all’enorme tema dei NEET che va di pari passo con le carenze che emergono rispetto al sistema dell’istruzione, fino alla produzione di rifiuti pro-capite e alla quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (tema particolarmente sentito in questi giorni). Anche solo questi pochi dati ci dicono quanto poco finora è stato fatto sulla sostenibilità e quanti spazi reali di manovra abbiamo. E’ su questo che riesco ad essere ottimista. Possiamo fare! 
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Strumenti, non "lettera morta"
Il vero messaggio è che dobbiamo fare in modo che il Rapporto dei Territori, come tutti gli altri strumenti che compongono l’Agenda Metropolitana Urbana per lo Sviluppo Sostenibile, non rimangano lettera morta, dei freddi report da tenere in libreria o, nel caso degli applicativi sviluppati, del software da mostrare per rendicontare dei finanziamenti europei. No, anzi. Devono essere impiegati proprio in questa fase per suggerire quali sono gli ambiti di intervento delle politiche. 
 
Agenda e PNRR
Un ragionamento è d’obbligo rispetto al PNRR. L’Agenda e il Piano Nazionale di Resilienza sono nati e sono stati sviluppati separatamente. Ma se l’Agenda riuscirà ad avere spazio nel guidare il PNRR, questo avrà maggiore successo e risultati migliori. In questi termini è interessante il caso del “Progetto Spugna”, un ambizioso filone dei “Piani Integrati”- un bando gestito da Città Metropolitana che afferisce al Piano - e che si occupa dell’invarianza idraulica. Nell’elaborare questa progettualità, gli uffici hanno sfruttato le indicazioni rispetto alle criticità messe in luce dall’Agenda ed ordinato gli interventi in funzione della priorità per quanto emerso dagli strumenti statistici di cui sopra. Le risorse assegnate sono rilevanti ma non possono coprire tutti i casi in cui è necessario intervenire nel territorio metropolitano, in questo modo sono stati isolate le situazioni in cui complessivamente il drenaggio delle acque meteoriche è più complicato e più rilevanti risultano le fragilità delle aree. Abbiamo così la certezza che i soldi del PNRR verranno impiegati là dove serve. Non è così scontato… 
 
Voglio interpretare il mio incarico per rafforzare questo legame, almeno in Città Metropolitana di Milano. Il PNRR è centrato, per ispirazione, sulla sostenibilità ma non ha una metodologia di riferimento. Il rischio di questa mancanza di pianificazione è che complessivamente anziché rispondere al bisogno, alle maggiori criticità, risponda a chi è più bravo, a chi ha amministrazioni che si muovono meglio. 
 
L’esempio è di questi giorni: in rapporto alla popolazione sul bando per la costruzione di asili nido la Regione che ha avanzato più progetti con molta probabilità è l’Emilia Romagna. L’obiettivo dell’Italia è costruire una rete di nuovi asili nido in Emilia – dove già ci sono – oppure portare questo servizio educativo nelle regioni dove quasi non ce ne sono come quelle del Sud? In questi termini la logica del bando è carente: premia (forse) i più bravi, non chi ha più bisogno. L’Agenda di Sostenibilità invece può rappresentare una guida nell’utilizzo delle risorse. Ragionata, oggettiva, quasi insindacabile, mi vien da dire. 
 
Il mio Impegno: Far diventare la Sostenibilità Strategica per i Comuni
Inoltre ritengo che la sostenibilità debba rientrare a pieno titolo negli orizzonti dei comuni. Un primo passaggio potrebbe essere rappresentato dal redarre i principali documenti programmatori degli enti – bilancio di previsione e documento unico di programmazione – nell’ottica dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030. In Città Metropolitana di Bologna, su un numero limitato di comuni e sotto la guida di Walter Vitali di Avsis, questa sperimentazione è partita e sta dando risultati incoraggianti. In questo modo gli SDgs – e la loro misurazione - entrano a pieno titolo nell’orizzonte delle amministrazioni comunali. Su questo voglio spendermi. 
 
Nel corso della presentazione del Rapporto dei Territori è emerso in maniera molto chiara per voce del prof. Manlio Calzaroni (già dirigente generale ISTAT) che sono stati elaborati ben 107 indicatori che possono essere utilmente impiegati nelle valutazioni nei nostri comuni. Pensate se di tutti i comuni della ex provincia di Milano elaborassimo un “pagellino” su queste 107 voci. Potremmo fare confronti, riflettere sulle politiche messe in campo nei vari settori, stimolare una competizione virtuosa. Ma secondo voi, un sindaco che si ritrova con degli indici particolarmente negativi sui NEET (piuttosto che sui rifiuti o sull’incidentalità stradale) sia nel breve che nel lungo periodo, non sarebbe esortato ad impegnarsi in quegli ambiti? Pensateci. Sarebbe la cartina al tornasole sia delle condizioni reali di quel paese sia degli effetti che si stanno producendo rispetto all’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
 
Link Utili:
- l'Agenda Metropolitana Urbana per lo Sviluppo Sostenibile
- il Rapporto dei Territori
- Avsis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)
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Questa news proviene da Simone Negri Sindaco di Cesano Boscone
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