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sabato 13 giugno 2015 - 18:56:07

Nidi: ecco perché è necessario cambiare



nido_molisano.jpgAnche quest’anno, con l’approssimarsi dell’estate, ci troviamo a dover affrontare l’annosa questione legata ai nostri asili nido.

Mi rendo conto che, alla luce di quanto diffuso nei giorni scorsi, sia difficile capire quali sono i temi di discussione e a cosa possa esser legata l’agitazione delle educatrici.

A me interessa cercare di dissipare un po’ di confusione, fornendo quali sono gli aspetti che in queste ore l’amministrazione sta considerando. Fornirò dei numeri a sostegno delle mie tesi, chiedendo a chi non fosse d’accordo, di impostare la discussione nei medesimi termini. Non sono capace di strumentalizzare le questioni ma mi piace esporre il mio pensiero dati alla mano.

Il punto di partenza è che se intendiamo tenere aperti due nidi nei prossimi anni a Cesano è ineluttabile una riorganizzazione del servizio.

Innanzitutto per i nidi pubblici è obbligatorio l’accreditamento. La possibilità di accreditarsi è vincolata al rispetto di alcuni standard gestionali. In particolare siamo tenuti a:
  1. tenere aperto il nido per 47 settimane per almeno 9 ore al giorno
  2. mantenere un rapporto educatrici : bambini di 1:7 nella fascia cosiddetta educativa (indicativamente dalle 9 alle 16) mentre in fase di ingresso e di uscita si può scendere a 1:8
  3. tale rapporto va programmato sul numero massimo teorico (quindi sul numero degli iscritti)
  4. non concorrono a mantenere il rapporto volontari e tirocinanti
  5. in caso di malattia del personale, le sostituzioni devono essere tempestive

Mi preme far notare immediatamente che il mancato rispetto di questi standard comporta la contestazione di illeciti, sanzioni al dirigente responsabile, e, soprattutto, la chiusura dell’esercizio. In altri termini, se a seguito di sopralluogo dell’ASL si verificasse che più volte che il rapporto 1:7 non è stato rispettato, è molto probabile che si giunga alla chiusura dell’asilo nido.

In questi anni, tali “paletti” si sono rivelati così stringenti che nell’ambito dell’ASL Milano 1, di cui il nostro distretto fa parte, si è assistito alla chiusura di ben 15 asili nido, con la perdita di 378 posti. Spalle al muro, i comuni sono stati obbligati a trovare misure compensative, aprendo all’ingresso dei privati (per i quali l’accreditamento non è obbligatorio), lasciando spazio ai nidi-famiglia, oppure riducendo al servizio.

La nostra zona non è indenne ovviamente da questo fenomeno. Infatti:
  • ad Assago ci sono due nidi, entrambi dati in appalto a privati
  • a Corsico è stato chiuso un nido e i due rimasti sono a conduzione pubblica con il supporto di cooperativa
  • a Buccinasco ci sono 3 nidi, di cui 2 in appalto e uno a conduzione pubblica con il supporto di cooperativa
  • a Cusago c’è un nido in appalto a privati con il coinvolgimento di cooperativa
  • a Trezzano ci sono 2 nidi, entrambi comunali
Cesano Boscone, insieme a Trezzano, è rimasto uno dei pochi comuni in cui la gestione dei nidi è completamente pubblica. Il che, visto il mio orientamento di apprezzamento per il pubblico e di perplessità rispetto alla gestione privata di taluni servizi alla persona, dovrebbe rendermi felice.

Peccato però che opero in una Regione in cui chi legifera non la pensa come me… e questo rende il nostro attuale modello di asilo insostenibile negli anni a venire.

A Cesano nel corso dell’anno educativo 2014-2015 abbiamo incontrato serie difficoltà: al fine di rispettare il rapporto 1:7 abbiamo potuto far iscrivere meno bambini (solo 86 a fronte di una capienza di almeno 120 posti), con liste d’attesa sempre più lunghe e un minor introito da rette (il che rende il servizio più costoso per l’ente e per i cittadini). In più, è stato necessario sostituire due educatrici a causa di rilevanti problemi di salute, giungendo ad un’ulteriore e pesante aggravio sulla spesa del personale.

Ciò di cui maggiormente vorrei rendere l’idea è la fragilità dell’impianto complessivo: anche semplici assenze, causate ad esempio da malattie brevi e permessi, possono metterci in ginocchio di fronte al rispetto degli equilibri.

Non intervenendo sull’organizzazione del servizio, per l’anno educativo 2015-2016 potremmo accogliere intorno ai 70 bambini, a fronte di strutture che ne possono ospitare 120 e, soprattutto, di una lista d’attesa di 130 bimbi (!).

Detto che il primo punto è la qualità del servizio e il benessere dei bimbi, da amministratore non posso però esimermi anche dal fare i canonici 4 conti.

Attualmente il nostro comune affronta una spesa per i due nidi di 773.499 euro annuali con una copertura da parte dell’utenza del 35% circa. Riducendosi il numero dei bambini che potremmo accogliere rebus sic stantibus, saremmo costretti a sostenere maggiori costi come ente e a dover chiedere un ulteriore sforzo economico ai genitori. Facciamo i conti inoltre con gli stringenti limiti assunzionali che ci impediscono nei fatti di assumere nuove educatrici.

Non può essere questa la strada! E’ necessario invertire la tendenza!

Nei mesi scorsi ho cominciato a sottoporre presso ASL Milano 1 la questione dell’impossibilità di gestire e mantenere un nido pubblico oggi, segnalando al contempo che il nostro Paese da questo punto di vista pare disattendere le direttive europee che ci prescrivono invece di aumentare il numero di nidi sul territorio nazionale. Rispetto a questo tema, nel corso di un’assemblea, l’assessore regionale Maria Cristina Cantù ha riconosciuto la fondatezza delle ragioni che esprimevo ed ha comunicato che è sua intenzione avanzare una proposta di riforma sui nidi nei prossimi mesi. Staremo a vedere.

Intanto cosa proponiamo?

Noi vogliamo mantenere due nidi di qualità a Cesano Boscone e vogliamo che le nostre due strutture possano accogliere il maggior numero di bambini possibile. Al contempo, diversamente da quanto avvenuto in altri contesti, vogliamo preservare il posto di lavoro delle educatrici.

Lo faremo inserendo nella fascia di chiusura (16-18:00) una cooperativa a gestire il servizio. Questo ci pemetterà di concentrare le educatrici nella fascia precedente, permettendoci una meno affannata e più elastica gestione del personale, consentendo alle educatrici la serena fruizione degli istituti contrattuali, a cui per spirito di servizio spesso durante lo scorso anno hanno dovuto rinunciare o la cui fruizione ha messo ogni volta in difficoltà la gestione del servizio (malattie, permessi, ferie) e che giustamente non hanno mancato di evidenziare in ogni circostanza perché fossero cambiate le modalità diventate insostenibili per assicurare i rapporti previsti, unitamente alla possibilità di far iscrivere 30 bambini in più rispetto ai 70 previsti (con riduzione lista d’attesa e maggiore copertura economica).


Come si può comprendere, non si tratta di un radicale sconvolgimento dell’assetto dei nidi cesanesi ma di un necessario intervento in grado di contemperare le esigenze della popolazioni con quelle lavoratrici e, seppur in second’ordine, di non generare nuovi crateri nel bilancio comunale.

L’amministrazione deve essere garantita relativamente al rispetto degli standard gestionali, pena la chiusura - allora sì - dei nidi e la conseguente perdita di posti di lavoro.

Questo è quanto. Personalmente, pur in una fase così delicata, sono disponibile ad incontrare le lavoratrici e, pur convinto della bontà e delle garanzie occupazionali che con questa scelta gli forniamo (e che altre soluzioni non gli fornirebbero), ritengo che abbiano pieno diritto a far sentire la loro voce se la prospettata soluzione non dovesse convincerle.

Non mi si può invece chiedere in questo momento di sedermi al tavolo con l’attuale rappresentanza sindacale della UIL. L’ho fatto l’anno scorso, appena insediato seppur alle prese con l’affanno dei primi giorni. Non mi è stato concesso scampo: serviva uno scontro muscolare, evidentemente, per mettere in guardia la nuova amministrazione.

Diversamente da allora, oggi l’ente ha una delegazione trattante a cui è demandato questo compito, di cui il sottoscritto non fa parte. Inoltre, come anticipato in apertura, nei tavoli a cui partecipo voglio che siano trattati gli argomenti, le difficoltà e le perplessità per ciò che sono, numeri alla mano. Se invece, per uscire dall’angolo in cui ci si trova quando le argomentazioni per opporsi non sono all’altezza, si ricorre alla preventiva macchina del fango e alle strumentalizzazioni, per quanto mi riguarda il dialogo con me è da ritenersi concluso.

Lo dico alla luce del fatto che prima ancora che fosse pronto il bando, ho ricevuto una comunicazione in cui si adombrava la possibilità che questo non rispettasse le normative dell’ANAC (autorità nazionale anticorruzione) mentre nel merito in nulla si riusciva a scalfire le scelte operate dall’amministrazione. 
 
Siamo disposti ad ascoltare le ragioni di tutti ma al contempo sappiamo di dover affrontare questo passaggio per poter continuare a sostenere un servizio così fondamentale e delicato. Cambiare si deve.




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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