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martedì 21 giugno 2016 - 18:34:21

I 120 anni dell'Istituto Sacra Famiglia... e Cesano



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Sono onorato di aver partecipato in veste di Sindaco alle celebrazioni per i 120 anni dell’Istituto Sacra Famiglia.

Nella mattinata il Presidente Don Enzo Barbante ha indicato per la Fondazione la definizione che a mio avviso è più calzante: Comunità di Vita.

Spesso si sente parlare dell’Istituto come ospedale, come luogo di sofferenza, come paese nel paese… tutte definizioni riduttive e in buona parte ingiuste, soprattutto agli occhi di chi, come i cesanesi, conosce quel luogo.

Comunità di vita mi pare più appropriato. C’è un continuo movimento all’interno. E’ una realtà operosa, frizzante anche dal punto di vista delle attività che vi si svolgono. Ed è vero che si curano le persone, che c’è chi soffre, che ci sono le disabilità gravissime e le malattie mentali. Ma è anche vero che la prospettiva è radiosa, le giornate trascorrono con gioia e nessuno può dirsi solo lì dentro. La Sacra Famiglia è accoglienza.

No molti giorni fa, in Curia, è stato presentato un libro che parla di questi (primi) 120 anni. L’Istituto è stato annoverato tra le grandi manifestazioni del cattolicesimo lombardo di fine ‘800, di quel “rito ambrosiano” che ha reso unica l’esperienza della Chiesa milanese nel corso dei secoli. 

Ma non basta. Per capire a fondo questa grande opera, a mio parere e non perché godo di un punto di vista interessato, è necessario comprendere quali sono le dinamiche che la legano proprio a Cesano Boscone.

Il nostro comune ha origini antiche: è stato una grande riserva di caccia ai tempi dei romani, forse fondato da un tale Caesius, un militare romano cui queste terre sarebbero state donate quale ricompensa dei suoi servigi. Poi ebbe una certa rilevanza in epoca longobarda, ma attraversò secoli bui ed incontrò un notevole declino - anche demografico - soprattutto dopo la pestilenza del ‘600. Piano piano Corsico la sostituì come punto di riferimento della zona.

Sta di fatto che la Storia non è passata da qui fino a quando non è stato mandato a “prendere un po’ di aria” in queste campagne un sacerdote già piuttosto debilitato fisicamente, Don Domenico Pogliani

Cresciuto nella temperie culturale milanese, osservando le diverse condizioni di vita che esisteva tra l’ambiente meneghino e la miseria del contesto rurale circostante, volle dedicarsi ai più bisognosi delle campagne:

I poveri e i disgraziati della città sono sotto gli occhi dei facoltosi che, per la maggior parte, abitano in città e perciò sono facilmente soccorsi, anche i non credenti, per naturale compassione, talora largheggiano assai verso i colpiti da qualche disgrazia. Ma dei poveri della campagna si può veramente dire: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. E, ai nostri giorni, essendosi moltiplicati i bisogni fisici e morali, vi è più necessità dell’opera della carità, quindi quello che bisogna sacrificare e mandare a martirio è il borsellino

A Milano c’era una città. A Cesano c’erano le cascine, molto riso, strade battute.

Nel 1894 grazie al sostegno economico della signora Maria Monegherio, Don Domenico edificò la scuola materna. Negli anni successivi lavorò alla Chiesa parrocchiale e pure all’oratorio. Ma la sua spinta era rivolta ai paria delle campagne milanesi e, pur in un clima di aperta ostilità soprattutto locale e di enorme difficoltà nel reperire contributi economici, il 1 giugno del 1896 venne inaugurato il primo edificio dell’ “Ospizio degli incurabili delle campagne milanesi”, intitolato immediatamente “Ospizio della Sacra Famiglia”.

Di fatto sono convinto che Don Domenico Pogliani fu il vero fondatore di Cesano Boscone.

Fino agli anni ‘70 l’Istituto era decisamente più grande del resto del paese ed ha influito notevolmente sul nostro sviluppo. Mentre intorno - penso a Corsico e Trezzano - arrivava la grande industria, Cesano si sviluppo dal punto di vista residenziale ma rimase il comune della Sacra Famiglia, o peggio “El paes di matt”.

Non solo. 

La nostra identità è stata forgiata da questa presenza. La sacra Famiglia è stata per Cesano elemento di civilizzazione.

Per due aspetti, principali. L’istituto è sempre stato un luogo di innovazione sociale. A partire dagli arbori: sempre il nostro Mons. Pogliani era stato considerato un provocatore per aver pensato che “matti e deficienti” - questi erano i termini dell’epoca che per fortuna il dizionario più recente ha abbandonato - potessero stare liberi, girare indisturbati senza essere segregati quando possibile (vi ricordo che la legge Basaglia risale al 1978). Negli anni diverse leggi nazionali nel settore hanno trovato nel personale della Sacra Famiglia dei validi consulenti alla luce dell’esperienza qui maturata. Già negli anni ‘60 in Istituto erano stati organizzati momenti seminariali per discutere di come dare certezze alle famiglie degli ospiti rispetto al loro futuro, dopo la scomparsa dei genitori. La relativa legge sul “dopo di noi”, un atto di civiltà, ha visto la luce solo qualche giorno or sono. Più recentemente è all’avanguardia sui temi dell’autismo ed è tra le prime realtà ad aver attivato un progetto SPRAR per rifugiati. Sempre avanti.

E soprattutto, l’Istituto Sacra Famiglia è sempre stato il luogo dell’accoglienza

Nella sua storia ha ospitato chiunque ne avesse bisogno: malati psichici, disabili, orfani, sacerdoti condannati dal fascismo, oggi i profughi (pure ex presidenti del consiglio per un certo periodo…). A Cesano Boscone chiunque per un motivo o per l’altro è venuto in contatto con l’Istituto e la sua umanità: chi per lavoro, chi per cure, chi come volontario, chi come parente di ospiti o di lavoratori. Chi ancora perchè ha passeggiato per le vie del centro di Cesano ed ha avuto modo di conoscere qualche simpatico ospite che gli ha chiesto un caffé, una monetina, una sigaretta, il nome. Trovo che questo aspetto sia veramente una chicca e peculiare per noi: nessun cesanese, neanche il ragazzino più scapestrato, avrebbe una reazione scomposta all’incontro con un ospite della Sacra Famiglia. Qui tutti hanno evoluto una certa sensibilità per la disabilità e per le fragilità in generale. Alcuni ospiti sono diventati dei veri e propri simboli locali. Non a caso, qualche mese fa abbiamo deciso di dedicare la via fittizia che l’amministrazione ha pensato proprio per poter risolvere i problemi di residenza dei senzatetto, a una di queste figure storiche: Pippo

Sui temi dell’accoglienza c’è un ponte che ci lega inequivocabilmente al patrimonio della Sacra Famiglia.

Non si può capire Cesano senza considerare la Sacra Famiglia. E viceversa.

Buon 120esimo!
 
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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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