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domenica 28 febbraio 2016 - 18:31:45

Demografia Cesanese



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A me i numeri piacciono. Sarà il mio percorso di studi e professionale antecedente all’attività di sindaco, sarà per la tardiva ma intensa passione per la statistica. Sta di fatto che mi sono convinto che nella lettura di qualsiasi fenomeno, anche nell’analisi politica, si debba partire dai dati. L’empirismo tout-court non può sostanziarsi in una visione complessiva né può prendere il posto di valori e idee. Ma prima di tirare conclusioni di qualsiasi tipo e costruire sistemi filosofici, vale la pena immergersi nella realtà e presupporne una lettura.

Inoltre - e questa è stata per me una grande lezione proprio della statistica - i dati oltre a confermare o confutare una tesi possono aprire ad altre considerazioni: per caso l’analisi ti conduce a dei livelli che in partenza non avevi considerato e magari sottotraccia, nascosti ma significativi, scopri fenomeni e correlazioni che non avevi pensato potessero interessare il tuo quadro sperimentale.

Tenendo ben presente l’immane distanza che esiste tra la scienza e la politica, che tutto è tranne che una scienza, anche nel mio attuale campo d’azione forse bisognerebbe valutare la potenza dei numeri, perché questi hanno da dire molto di più rispetto all’uso che ne facciamo.

L’esempio più semplice è la demografia. Si parla di famiglie, di pensioni, di nidi, di scuola, di immigrazione, di disoccupazione. Ma sembra che una lettura complessiva su come affrontare la crisi demografica italiana ci sfugga.

Compito della politica è fornire servizi in funzione delle fasce d’età e modellare il sistema pensionistico di conseguenza oppure c’è qualche strumento per incidere sui nostri andamenti demografici? Lo Stato può intervenire per cercare di farci fare più figli al fine di contrastare l’invecchiamento della popolazione? Quali politiche si possono mettere in campo? Sono ragionamenti che faccio sull’Italia, dove siamo in emergenza demografica. Non lo riproporrei per l’Africa sub-sahariana che ha altri problemi (ci sono paesi dove le donne hanno in media più di 7 figli…).

Il tema è decisamente complesso e sfugge anche alla contesa politica: è più facile promettere di costruire qualche migliaio di asili nido o di sganciare qualche assegnucolo più che individuare azioni complementari che stimolino la maternità. 

Usualmente peraltro si pensa che sia una materia macro e che se ne debbano occupare le nazioni. Mi pare giusto però ragionarne anche a livello locale. Ciò che un comune è ed offre è influenzato dalla sua demografia. La presenza di servizi sul territorio, dagli asili nido ai cimiteri passando per scuole, consultori, centri anziani, ambulatori etc, è frutto di esigenze la cui pressione è massimamente legata a dei numeri: tanti più bimbi ci sono, tanto più è forte la spinta per la costruzione di nidi e scuole, ad esempio.

Mi pareva interessante quindi capire, da un punto di vista anche solo generale, come è composta la comunità cesanese e come è cambiata negli anni.
Senza grandi scossoni, da un po’, siamo intorno ai 24.000 abitanti (soglia superata nel 2014), di cui 12.200 femmine e 11.600 maschi (rapporto tendenzialmente costante).

Ragionando invece sulla distribuzione per fasce d’età si nota che negli ultimi anni sono avvenuti cambiamenti molto significativi.
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Il dato più emblematico - e atteso - è l’invecchiamento della popolazione. Dal 2010 al 2015 la popolazione con età superiore ai 60 anni è aumentata dell’8%, ossia di ben 540 unità. Andando a studiare il fenomeno più nel dettaglio, si osserva che a crescere in particolare è il numero degli oltre 80enni (+373 persone) il cui incremento percentuale sfiora addirittura il 40% (+39.55% per l’esattezza). Tali dati sono incredibili se si pensa che si sta ragionando su un arco temporale di soli 5 anni. Altrettanto emblematico è che questo trend è assolutamente lineare, il che ci dice quanto sia ormai attestato.
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La crescita inarrestabile del numero degli over 60 va di pari passo con una netta riduzione del numero di cittadini cesanesi compresi tra i 20 e i 39 anni (-11%) e, seppure di minor entità, con la contrazione dei più giovani (0-19 anni; -4%). Il meccanismo è saltatorio: l’aumento dei cittadini con età avanzata non è legato a un assottigliarsi della fascia della mezza età (che, seppur di poco, cresce) ma a discapito della componente più giovane della comunità cesanese, segno - credo - di due fenomeni distinti e coesistenti. E’ probabile che persone di una certa età vengano a vivere a Cesano e al contempo che diversi giovani ci abbandonino. Nel primo caso, anche se non dispongo in questo momento di dati sui flussi e sulla rilevanza del fenomeno, ritengo che oltre all’invecchiamento naturale della popolazione, vi siano diversi anziani che decidono di stabilirsi da noi per la vicinanza in particolare con l’Istituto Sacra Famiglia, probabilmente per ragioni di cura o di diretto ricovero.

Parallelamente l’inquietante dato sui giovani (-667 tra i 20 e i 39 in soli 5 anni) la dice lunga su un territorio saturo, dove hanno trovato posto pochi nuovi insediamenti residenziali (quelli dove di solito si ha il maggior numero di giovani famiglie), di costi mediamente alti per gli alloggi vista la prossimità con Milano, e, non dimentichiamocelo, sulla scarsa offerta di impiego della zona, dove, al di là dei grandi esercizi commerciali della Vigevanese, poco è rilevante quanto legato ai tessuti produttivi di industria e terziario. Anche a livello della distribuzione sul territorio, ci sono delle ulteriori ragioni. Dallo studio recentemente condotto sul quartiere Tessera spicca in maniera inconfutabile che la fossilizzazione dell’assegnazione degli appartamenti degli ultimi anni ha determinato che il contesto fosse caratterizzato da una mobilità prossima allo zero, fotografando l’avvento di pochissime nuove famiglie in quartiere e per contraltare una popolazione sempre più anziana.

Sei-cen-to-ses-san-ta-set-te giovani in meno ci dicono di un comune che sicuramente si è impoverito. Parliamo delle persone che dovrebbero essere le più produttive della nostra società, quelle che sospingono i consumi, che animano le vie, che, soprattutto, fanno figli (anche se conosco più di qualche eccezione in tal senso, ehm…).

Dissezionando il modesto calo relativo alla fascia 0-19, emerge invece un altro elemento che dobbiamo necessariamente considerare.
Se ci concentriamo sul numero dei bebé, prendendo in esame la platea potenziale dei nostri asili nido, si osserva che dal 2010 ad oggi abbiamo subito un decremento superiore al 13%. In soli 5 anni su neanche 900 bambini da 0 a 3 anni, ne abbiamo persi ben 117 (!). E’ interessante notare quanto questo andamento sia lineare e drammaticamente correlabile con l’assotigliarsi della fascia dai 20 ai 39 anni. 
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Va precisato che tutti siamo contenti che a Cesano ci siano le condizioni per un sereno invecchiamento e per vivere a lungo. Però dobbiamo necessariamente porci il problema del nostro equilibrio demografico, dobbiamo far sì che il nostro paese, che di certo offre molto come servizi, possa tornare ad essere appetibile per tante giovani coppie.

Di certo la strada non è nè può essere quella di una nuova spinta edificatoria: molto è stato costruito in precedenza e l’intervento prossimo sul PGT rivedrà ulteriormente il numero di nuove abitazioni. Nei numeri constatiamo anche la scarsa incidenza, in tal senso, delle politiche di edilizia convenzionata: non sono cioè state in grado di frenare l'esodo di ragazzi che hanno deciso di abbandonare Cesano.

Dal punto di vista abitativo ritengo che vi sia la necessità di ringiovanire il quartier Tessera. In questa direzione, di certo, darà una mano la nuova legge regionale sui servizi abitativi che prevede un maggior turn over, legato alla continua verifica delle condizioni reddituali dei nuclei famigliari. Parallelamente, compatibilmente con il proseguio della collaborazione con Palladium, si può pensare di favorire l’accesso presso gli alloggi in edilizia convenzionata di giovani coppie, anche non solo cesanesi come abbiamo inteso fino ad oggi.

Dall’altro lato, più difficile è creare reali occasioni di impiego, anche se la revisione del PGT qualcosa può dire su una serie di aree che al momento sono sono ferme per l’abbandono di precedenti attività produttive. Di certo, un aspetto che può essere dirimente sarà l’integrazione di Cesano con la Città Metropolitana: tanto più il nostro comune sarà connesso a Milano e permetterà di accrescerne il senso di vicinanza dei nostri cittadini, tanto più sarà luogo di residenza ambita. Non è la qualità della vita che ci manca, ma di certo dobbiamo migliorare sul trasporto pubblico...




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Inserito da Simone Negri in Cesano - Lascia un commento prima dei tuoi amici - Stampa veloce crea pdf di questa news

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